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giovedì 24 dicembre 2015

BUON NATALE 2015

Buon natale nella serenità , nella gioia, nella pace con un po' di 
nostalgia di qando il Natale era semplice, sentito, festeggiato 
senza l'euforismo e il martellamento del richiamo al consumismo...


CI SIAMO FORSE FATTO RUBARE IL NATALE DAI
POTENTI DELLA
 GLOBALIZZAZIONE?

mercoledì 9 dicembre 2015

Significato, finalità e compiti della famiglia

Acrostico della parola “famiglia” 
 
di Papa Francesco da una nota della Conclusione del Sinodo sulla Famiglia del 2015



Formare le nuove generazioni a vivere seriamente l’amore non come pretesa individualistica basata solo sul piacere e sull’“usa e getta”, ma per credere nuovamente all’amore autentico, fecondo e perpetuo, come l’unica via per uscire da sé, per aprirsi all’altro, per togliersi dalla solitudine, per vivere la volontà di Dio, per realizzarsi pianamente, per capire che il matrimonio è lo «spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente» (Omelia nella Messa di apertura del Sinodo, 4 ottobre 2015: L’Osservatore Romano, 5-6 ottobre 2015, p. 7) e per valorizzare i corsi prematrimoniali come opportunità di approfondire il senso cristiano del Sacramento del matrimonio; 
 
Andare verso gli altri perché una Chiesa chiusa in sé stessa è una Chiesa morta; una Chiesa che non esce dal proprio recinto per cercare, per accogliere e per condurre tutti verso Cristo è una Chiesa che tradisce la sua missione e la sua vocazione; 
 
Manifestare e diffondere la misericordia di Dio alle famiglie bisognose, alle persone abbandonate, agli anziani trascurati, ai figli feriti dalla separazione dei genitori, alle famiglie povere che lottano per sopravvivere, ai peccatori che bussano alle nostre porte e a quelli lontani, ai diversamente abili e a tutti coloro che si sentono feriti nell’anima e nel corpo e alle coppie lacerate dal dolore, dalla malattia, dalla morte o dalla persecuzione; 
 
Illuminare le coscienze, spesso accerchiate da dinamiche dannose e sottili, che cercano perfino di mettersi al posto di Dio creatore: tali dinamiche devono essere smascherate e combattute nel pieno rispetto della dignità di ogni persona; 
 
Guadagnare e ricostruire con umiltà la fiducia nella Chiesa, seriamente diminuita a causa dei comportamenti e dei peccati dei propri figli; purtroppo la contro-testimonianza e gli scandali commessi all’interno della Chiesa da alcuni chierici hanno colpito la sua credibilità e hanno oscurato il fulgore del suo messaggio salvifico; 
 
Lavorare intensamente per sostenere e incoraggiare le famiglie sane, le famiglie fedeli, le famiglie numerose che nonostante le fatiche quotidiane continuano a dare una grande testimonianza di fedeltà agli insegnamenti della Chiesa e ai comandamenti del Signore; 
 
Ideare una rinnovata pastorale famigliare che si basi sul Vangelo e rispetti le diversità culturali; una pastorale capace di trasmettere la Buona Novella con linguaggio attraente e gioioso e di togliere dai cuori dei giovani la paura di assumere impegni definitivi; una pastorale che presti una attenzione particolare ai figli che sono le vere vittime delle lacerazioni famigliari; una pastorale innovativa che attui una preparazione adeguata al Sacramento matrimoniale e sospenda le pratiche vigenti che spesso curano più l’apparenza di una formalità che un’educazione a un impegno che duri per tutta la vita; 
 
Amare incondizionatamente tutte le famiglie e in particolare quelle che attraversano un momento di difficoltà: nessuna famiglia deve sentirsi sola o esclusa dall’amore o dall’abbraccio della Chiesa; il vero scandalo è la paura di amare e di manifestare concretamente questo amore.



lunedì 9 novembre 2015

Spesso ci può capitare di non capire la voce di Dio...

Dio mi disse:“Spingi più che puoi quella roccia”.

La roccia, di don Luciano

Un uomo una volta ebbe un sogno. Sentì Dio che gli diceva: “Spingi più che puoi quella roccia”. Si svegliò ma non capì il sogno fino all’indomani. Guardando fuori dalla sua capanna vide un’enorme roccia che era rotolata giù dalla collina.
L’uomo cominciò a spingere la roccia, e a spingerla ancora, ma era impossibile smuoverla. Durante la giornata tentò ripetutamente, ma la roccia sembrava inamovibile. Tuttavia, convinto che Dio gli avesse veramente parlato, per settimane e per mesi, tutti i giorni, provò per ore a spingere via quella roccia – senza riuscirvi.

Arrivò un viandante e gli chiese che cosa stesse facendo. 
“Dio mi ha detto di smuovere questa roccia” rispose. 
Il viandante si mise a ridere e disse: “Devi esserti sbagliato. 
Non riuscirai mai a smuovere questa roccia così pesante”.

 Ma l’uomo continuò lo stesso i suoi tentativi.
Dopo alcune settimane arrivò un altro viandante e chiese che cosa stesse facendo. 
“Dio mi ha deto di smuovere questa roccia” rispose.
Il viandante lo derise e disse: “Il tuo Dio deve essere stupido a chiederti una cosa del genere. E’ impossibile. Lascia perdere”.
 
Quella notte l’uomo si inginocchiò e si rivolse a Dio pregando: “Signore, ho fatto quello che mi hai chiesto, ma il compito è impossibile e sembra che tu mi stia prendendo in giro. I viandanti mi deridono quando vedono che io voglio smuovere la roccia, ma è quello che tu mi hai chiesto di fare!”


Dio rispose con molta dolcezza: “Figlio mio… 
guarda quanto sono forti le tue braccia e le tue gambe; 
guarda quanto è vigoroso il tuo torace; e non vedi come è abbronzata e solida la tua pelle?
 Ogni giorno diventi sempre più forte. Sei una persona differente! 
Io ti ho chiesto di spingere la roccia, e tu l’hai fatto. Non ti ho mai chiesto di rotolarla via!”
 
Tutto quello che Dio permette nella nostra vita è per il nostro bene. Anche se a volte non lo capiamo subito.

giovedì 29 ottobre 2015

Dopo il sogno arriva la splendida realtà della luce.

La nascita del sole di
János Pilinszky, poeta cattolico, molto religioso, che ha conosciuto l’esperienza dei lager, che dovette rimanere in silenzio, con il solo permesso di scrivere favole).

Per molto tempo solo le stelle abitavano nell’alto dei cieli.


Il mondo portava l’abito di lutto.
La terra camminava in solitudine in queste tenebre,
solo i vicini conversavano gli uni con gli altri,
e spesso intorpidivano o si addormentavano cadendo in sonno profondo.
Gli animali non si conoscevano, le nuvole giravano senza senso,
i fiori non vedevano l’abito e i colori degli altri fiori.
Le piogge non sapevano dove cadevano.

Un giorno molte delle stelle decisero di unirsi
per creare con i loro bagliori una grande, splendida luce.
Si misero in cammino tante stelle le une verso le altre.
Da mille direzioni, per mille strade,
mille stelle si avviarono dall’orlo delle tenebre
per dare origine a uno splendore comune
al centro del firmamento vuoto come l’abisso.
Dovettero fare un lungo viaggio
sul nero firmamento,
ma finalmente con grande felicità
tutte le mille stelle si fusero
in una grande, splendida, unica luce.

Nacque così il sole,

il focolare comune di mille stelle
e così cominciò la prima grande festa della luce.


Fu una vera festa!
La festa del primo giorno vero.
Arrivavano gli ospiti al banchetto
attorno alla grandiosa tavola rotonda della luce, mai vista prima.
Prima di tutti arrivò l’aria insieme con il firmamento vecchio
portando un manto lungo leggero.
Il terzo ospite illustre fu il mare,
le sue onde suonarono come una salva.
Poi vennero i grandi boschi, gli alberi
in mantelli verdi di foglie,
la famiglia dei fiori, silenziosi ma di bellissimi colori.
Poi gli animali: i veloci cavalli, i fedeli cani, i forti leoni…
chi potrebbe annoverare tutti?

Al culmine della festa
arrivò una coppia bella:

un giovane e una giovane,
come la coppia regale del banchetto,

benché arrivassero ultimi, si sedettero a capotavola,
gli altri invitati gioirono.



Tutti si sentivano figli del sole del mezzogiorno, prediletti nel regno appena nato del firmamento splendido.


Ma all’improvviso un’ombra entrò
nel palazzo di cristallo del sole,
altre piccole ombre la seguirono.

All’inizio nessuno si curò di loro,
ma arrivavano sempre di più,
si mischiavano tra gli ospiti,
e ad un certo punto fece quasi buio.

Il sole neonato cominciò a spegnersi.

 Gli ospiti si spaventarono, e tutti fuggirono dal banchetto.

La giovane coppia umana rimase sola nella notte che diventava sempre più oscura.

Ma il ragazzo non si spaventò nel suo cuore,
abbracciando il suo amore parlò al mondo:
Non temete, mari e fiori,
non temete animali ed erbe!
Il sole non è morto, solo riposa
per sorgere domani di nuovo con una forza rinnovata.”

Ma durante questa prima notte nessuno dormiva,
né erba, né albero, né vento, né mare.
Tutti aspettarono se sarebbe stata vera la promessa del loro giovane re
sul ritorno del sole.

E quando al mattino la luce si svegliò nella sala di cristallo
del suo palazzo, la accolse un giubilo più grande del primo giorno.
Perché allora tutto il mondo seppe:
la notte è sempre solo un sogno,
dopo il sogno arriva però la splendida realtà della luce.


(János Pilinszky, poeta cattolico, molto religioso, che ha conosciuto l’esperienza dei lager, che dovette rimanere in silenzio, con il solo permesso di scrivere favole).


domenica 18 ottobre 2015

Lo zainetto

La sfida di papà e mamma cristiani e non...

Dedicato ai genitori questo articolo di don Luciano, lo propongo pensando di prestare ai genitori un aiutino di riflessione nel loro agire comune nell'educazione dei propri figli. E' una voce che don Luciano prende in prestito dalla Sacra Bibbia, Deuteronomio capitolo 11. Da parte mia che ho usato una frase che a me poco piace, “educazione dei propri figli”, vuole essere un invito a viaggiare insieme tra di loro e i propri figli, guardando sempre avanti nell'unità e il bene di tutto il nucleo familiare.



Da INCONTRI CON LA PAROLA di Don Luciano

Svuotare lo zainetto

Ho un amico che è la regolarità in persona. Sua moglie lo chiama"abitudinario". Lui preferisce definirsi una "persona strutturata".
Magari uno psicologo lo definirebbe un "ossessivo compulsivo" e incolperebbe i suoi genitori di avergli impartito un'educazione rigida. Invece il mio amico non ha niente di strano - ha solo qualche
innocente mania. E' uno che per motivi di lavoro viaggia molto, ma anche se arriva a casa alle 2 di mattina e la moglie è a letto, lui deve assolutamente disfare la valigia e mettere le cose al proprio
posto.

Mi ha detto che il pensiero di una camicia dentro la valigia piuttosto che nell'armadio lo perseguiterebbe per tutta la notte. In passato la moglie ha tentato di iniettargli qualche piccola dose di buon senso, chiedendogli assonnata: - "Caro, perché non la svuoti domattina?" E la sua risposta è stata: - "Perché fino a quando non ho svuotato la valigia non mi sento a casa".

Lo stesso vale anche per i tuoi figli. Ascolta cosa ti dice Dio nel libro del Deuteronomio, capitolo 11, versetto 18 e seguenti. Si potrebbero intitolare questi versetti: "Come educare i tuoi figli, che
sono immersi in una mentalità pagana".
Perché questa era la sfida che i genitori ebrei hanno dovuto affrontare quando educavano le prime
generazioni di ragazzi nati nella terra di Canaan (la Terra Promessa) - ed è la sfida che anche oggi affrontano ogni Mamma e Papà cristiani.

Ecco cosa Dio dice:
«Porrete dunque nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli».

Gliele insegnerete... ho capito, ma come?... dove?... quando? A scuola non lo fanno - e in parrocchia fanno la catechesi per i sacramenti. Allora ascolta come continua Dio: 
 

«Le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per
via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro, siano numerosi come i giorni dei cieli sopra la terra».


Meraviglioso! Dio qui ti ha detto le modalità, i luoghi e i tempi migliori per comunicare i valori importanti ai tuoi figli - i tempi che spendete insieme, quando state andando da qualche parte, alla fine della giornata, all'inizio della giornata, quando tornano a casa, o quando stanno uscendo. E quanto spesso bisogna farlo? Dio dice: «i vostri giorni e i giorni dei vostri figli». Cioè sempre.

Molto spesso la chiave per educare bene i propri figli in un mondo che respira paganesimo sono i momenti formali (pasti...) e informali che ogni famiglia vive - disfare lo zainetto mentale, spirituale, emotivo con cui tuo figlio o tua figlia arriva a casa ogni giorno.

Ogni giorno il ragazzo arriva a casa con nuove esperienze, con dialoghi costruttivi che ha avuto, con frasi devastanti che ha sentito, con nuovi episodi della telenovela che è la vita dei suoi amici e delle
loro famiglie, tentazioni, commenti degli insegnanti, confusioni emotive, nuove responsabilità, piccole o grandi ferite.

Tuo figlio o tua figlia hanno bisogno, come il mio amico quando ritorna da un viaggio, di svuotare lo zainetto!

Di solito questo non avviene se si fa un interrogatorio. Avviene durante i momenti nei quali il ragazzo è in qualche modo rilassato.
La chiave di tutto è la tua capacità di creare il clima e l'occasione - quell'atmosfera nella quale il ragazzo si sente di condividere il suo mondo, dove non si sente giudicato e condannato per
sentimenti o esperienze sbagliate. I nostri figli hanno bisogno di disinfettarsi dalla contaminazione quotidiana - e tu devi lasciarglielo fare.

E' in questi momenti giornalieri informali che tu come genitore puoi, senza fare prediche, aiutare i tuoi figli a integrare la loro fede con lo sbarramento di paganesimo che devono affrontare ogni giorno.


 I nostri ragazzi vivono questi giorni, quindi devono parlare della loro GIORNATA, mentre ce l'hanno ancora fresca in mente, prima che venga sepolta e immagazzinata nella loro testa. 


Non puoi perderti troppi di questi giorni di tuo figlio se vuoi avere un ragazzo stabile in un
mondo che oscilla.

Ricordati che quando tuo figlio o tua figlia tornano a casa dal loro "viaggio" quotidiano, hanno lo zainetto pieno. Prenditi del tempo per aiutarli a svuotarlo!

Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

 don Luciano


giovedì 27 agosto 2015

Il progetto di Dio sul mondo è la famiglia, un meccanismo faticoso ma affascinante



Le nozze omosessuali spiegate ai miei figli (età media 9 anni)”
Da http://www.incontriconlaparola.com, di don Luciano


Riprendo dal blog di Costanza Miriano questo interessante post da lei pubblicato. La Miriano è autrice di “Sposati e sii sottomessa”, il suo primo libro, uscito nel 2011 ed edito da Vallecchi. “Sposala e muori per lei”, il suo secondo libro, uscito nel 2012, è pubblicato da Sonzogno.

Riprendo anch’io questo articolo pensando che potrebbe aiutarci con semplicità a parlare con i ragazzi di questo problema di cui si parla e discute molto. Buona lettura! enzo

Cari ragazzi, come sapete nella nostra casa è vietato parlare male delle persone, o almeno ci proviamo, a non farlo. Se qualcuno sbaglia sono affari suoi, tra lui e Dio. A meno che non ci sia un compagno, che so, che si sporge troppo dalla finestra, o che attraversa la strada con gli occhi sull’iPod mentre passa un motorino. In quel caso, visto che rischia di farsi male, potete dirgli qualcosa, direttamente a lui, e possibilmente senza frantumarvi nessun osso.

C’è un solo caso in cui del male degli altri bisogna proprio per forza parlare, anche a costo di prendere un palo in testa, ed è quando rischia di andarci di mezzo qualcuno più debole, che non può difendersi da solo.
È proprio per questo motivo che il babbo e io ce la prendiamo tanto per i cosiddetti matrimoni omosessuali, che poi matrimoni è una parola che in questo caso non si può dire perché viene da munus e mater, cioè il dono che si fa alla madre, e tra due uomini o due donne non può comunque esserci una mamma.

Quindi di cosa facciano gli omosessuali nel privato non ci occupiamo proprio, non è una cosa che ci riguarda, e tra l’altro pensiamo che anche loro non la dovrebbero sbandierare troppo, come facevano quei signori che avete visto a Parigi l’estate scorsa, con le piume e i sederi di fuori. Tra l’altro, avete mai visto me e il babbo andare in giro in mutande? Comunque, se loro lo vogliono fare noi ci limiteremo a passare da un’altra parte, visto che non erano proprio eleganti i signori con le banane gonfiabili e le signore senza reggiseno. Capiamo anche che se sentono il bisogno di farsi vedere vestiti in quel modo forse non sono tanto felici, e quindi se ci capiterà di averne uno vicino, che ne so, al lavoro o in vacanza, cercheremo, se lui o lei vuole, di farci amicizia.

Il problema che ci preoccupa tanto però è quello dei bambini e delle famiglie. Noi crediamo che le leggi, come vietano alle persone di ammazzare, rubare, ma anche di parcheggiare sulle strisce pedonali o mettere la musica altissima alle tre di notte, cioè di fare quello che può danneggiare gli altri, debbano impedire assolutamente di confondere la famiglia con tutti gli altri modi di stare insieme. Modi liberi e magari bellissimi, per chi vuole, ma diversi dalla famiglia. La famiglia è il luogo in cui devono crescere i bambini, e infatti in Italia sono stati chiusi gli orfanotrofi, e si cerca di far vivere i bambini senza genitori in case famiglia, che non saranno il massimo, ma è meglio di prima.

Un babbo e una mamma sono la condizione minima per i bambini per crescere bene. Certo, ci sono anche tanti genitori che non sono sempre bravi, infatti abbiamo detto minima: non basta che ci siano, devono anche impegnarsi un pochino per essere buoni genitori. Ma se non ci sono, per un bambino è impossibile crescere in modo sano, equilibrato, felice. Vi immaginate se il babbo non ci fosse più, e io mi fidanzassi con una signora? Non fate quelle facce terrorizzate, sto dicendo per dire. O se invece di me ci fosse un amico del babbo? (Siete meno terrorizzati? Già vi figurate pomeriggi senza ripasso di grammatica e niente crisi isteriche per i fumetti scaraventati a terra?)

Comunque, tanti dottori che studiano le teste delle persone dicono che è normale che la cosa vi sembri tanto strana, perché è giusto che voi vogliate un babbo maschio e una mamma femmina, anche se a scuola cercano di dirvi il contrario (va di moda, ma non vi preoccupate).

Vi diranno che non siete d’accordo perché andate in chiesa, ma noi pensiamo che sia solo buon senso. Sono le regole di funzionamento delle persone (è vero, le ha fatte Dio, ma funzionano comunque tutte allo stesso modo, non è questione di credere: se non credi nella benzina e metta la Fanta nel serbatoio la macchina si rompe). Noi non siamo contro nessuno, ma come diciamo al compagno di non sporgersi dalla finestra siccome siamo cristiani dobbiamo continuare a dire, quando ci è possibile, senza offendere o attaccare nessuno, qual è il modo per non farsi male, nella vita. 

Il progetto di Dio sul mondo è la famiglia, un meccanismo faticoso ma affascinante, in cui si mettono insieme le differenze, prima di tutto quelle tra maschi e femmine, e si cerca di funzionare tutti al meglio. Questo è l’uomo a denominazione di origine controllata. Poi ci sono gli ogm, ma i loro semi sono sterili (i semi delle piante create in laboratorio vanno ricomprati ogni anno): allo stesso modo due maschi e due femmine non possono riprodursi. Quando cercano di ottenere dei bambini, non per dare una famiglia a dei bambini, ma perché li desiderano loro, devono fare delle cose che fanno stare male tante persone: le mamme che prestano la pancia, quelle che danno l’ovetto, i babbi che danno il seme da mettere dentro, e soprattutto i bambini che non sapranno mai da quale storia vengono, non sapranno che facce avessero i nonni e che lavoro facessero i bisnonni, e poi avranno due mamme, due babbi, insomma una gran confusione, dove a rimetterci sono i bambini.

A noi dispiace tanto se le persone dello stesso sesso che si vogliono bene non possono avere bambini, e rispettiamo e capiamo la loro tristezza, ma è la natura, e noi abbiamo il dovere di difendere quei bambini che non possono farlo da soli. Ci sarebbe da dire poi che lo stato dovrebbe aiutare le famiglie, che sono moltissime di più (e forse per questo non ci aiutano, è più difficile risolvere qualche problema alla maggioranza), ma questo è un discorso che abbiamo fatto tante volte… (Tanto si sono già alzati tutti da tavola, e sto parlando da sola come al solito).
(Costanza Miriano)


venerdì 31 luglio 2015

Ancora un articolo sulla famiglia, sulla sua importanza e sua missione



Famiglia: realtà che conta

di Pino Pellegrino, in Bollettino Salesiano di luglio-agosto 2015



Gli anni passati in famiglia sono gli anni delle radici, gli anni che hanno il futuro in tasca.
Lo sapevate che il 50% dello sviluppo dell'intelligenza del bambino si verifica tra il concepimento ed i quattro anni di età circa il 30% tra i quattro e gli otto anni, il 20% tra gli otto ed i diciassette anni? Lo sapevate che il 33%delle parole vengono imparate tra la nascita e i sei anni, il 22% tra i sei e i tredici, il 25% tra i tredici e i diciassette? Lo sapevate che sui 2-3 anni il bambino costruisce (in base a ciò che dicono di lui il padre e la madre) la prima immagine del proprio io che non è una fotografia e basta, ma un condizionamento ad agire che porterà sempre con sé? L'autostima, una delle principali forze della crescita, parte dall'infanzia.

Ecco: basta il poco detto per farci intuire che gli anni passati in famiglia sono gli anni delle radici, gli anni che hanno il futuro in tasca! In Persia dicono: “Se hai piantato un cardo, non aspettarti che nasca un gelsomino”. In Svezia dicono: “Ciò che Pierino non impara, Pietro non lo imparerà mai!”.
Noi diciamo: la vita è come una lunga addizione. Nell'addizione basta sbagliare la somma dei primi numeri per continuare a sbagliare fino alla fine!

Gli anni della valigetta invisibile
È chiaro perché la famiglia è realtà che conta, tanto quanto contano i primi anni passati in famiglia.
In essi, si struttura la base della nostra vita psichica in tutti i suoi aspetti: da quello intellettivo, come abbiamo detto, a quello comunicativo, a quello dell'identità personale, non solo ma anche (e soprattutto!) a quello affettivo. Nell'infanzia (nella famiglia!) si forma la valigetta invisibile che farà sempre sentire la sua influenza.

In quella valigetta vi è di tutto: cose belle e buone, cose cattive e dannose.
Vi sono i sorrisi dei genitori, le coccole dei nonni, vi è il ricordo della pizza mangiata con la mamma ed il papà, vi è la festa dell'onomastico o del compleanno, vi è il bel tempo o il cattivo tempo in famiglia; vi sono i castighi, le urla, le nostre ripicche.
Ecco la valigetta invisibile con i suoi tesori e le sue zavorre, con le sue perle e i suoi sassi.
Ecco la famosa valigetta che, anche volendo, non si perde mai, perché l'infanzia la si porta con sé per tutta la vita.
Aveva ragione Sigmund Freud (1856-1939), il padre della psicanalisi, a dire che “Il bambino è il padre dell'uomo”.
Ebbene, se il bambino è il padre, la famiglia è la madre. Ciò spiega perché la latitanza del grembo familiare ha conseguenze devastanti. Vi sono bambini che entrano nella Scuola dell'Infanzia già con il piede sbagliato. Dunque - lo diciamo di passaggio - accusare la scuola, incolpare gli insegnanti, non è sempre onesto, se ha ragione lo psichiatra Paolo Crepet (1951): «I nostri ultimi studi dicono che un bambino su quattro soffre di un forte disagio psicologico, con fenomeni che vanno dalla depressione all'anoressia, dall'autolesionismo all'aggressione. All'origine del malessere c'è la famiglia spezzata!».

La latitanza del grembo familiare ha le stesse pesanti conseguenze su tutto il pianeta: è la prova che più ne dimostra la sua importanza. Negli Stati Uniti, ad esempio, è allarme rosso. Ragazzini di 10, 11 anni vanno in giro per strada sparando e ammazzando ragazzi di bande rivali. L'America è sconvolta. Il numero degli omicidi commessi da minori è aumentato, negli ultimi anni, dell'85% .
Questo perché, secondo i competenti, non vi è più una vera famiglia: 27 bambini su 100, sotto i tre anni, abitano con un solo genitore.

Anche in Inghilterra si pensa che la causa del disordine sociale sia lo sbandamento della famiglia.
«Se la delinquenza minorile è il più grande problema politico dell'Inghilterra - si è detto apertamente in una seduta del Parlamento - è perché il numero delle famiglie spaccate qui è otto volte maggiore che in Italia».
Ancora una volta abbiamo la conferma della validità di ciò che stiamo sostenendo: la famiglia è realtà che conta. Difenderla, aiutarla, sostenerla è mettere le premesse per un mondo meno infelice. È la qualità dei frammenti che fa la qualità del tutto. La famiglia è un frammento di mondo che ne guida il destino.

LA FAMIGLIA SI ACCENDE IN CUCINA
In cucina si sente il profumo della minestra, il tintinnio delle pentole, lo sfrigolio dell'olio in padella, il tremolio del frigorifero. In cucina vi è il sapore della vita, in cucina si parla, si scherza, si ride, si brontola... In cucina ci si educa l'un l'altro senza pensare di educare. In cucina si sente il tepore della famiglia. In cucina si pratica l'arte di rendere felici gli altri con buoni piatti. Stupendo! Sì, perché si può dire 'amore' anche ai fornelli. La tavola apparecchiata con gusto, un piatto fatto con amore rafforzano il matrimonio e rafforzano la famiglia. Una casa senza cucina è come un alveare senza ape regina.

IL DECALOGO DEL GENITORE
Primo: non urlare (salvo una volta alla settimana).
Secondo: non strafare (la mamma troppo valente fa la figlia buona a niente).
Terzo: ricordati di amare (la nostra influenza arriva fin dove arriva il nostro amore).
Quarto: fa' il bene prima di parlarne (nell'educazione sono vietate le recite).
Quinto: impara a parlare (le armi possono vincere, le parole convincere).
Sesto: ricordati di essere ciò che vuoi trasmettere (la parola è suono, l'esempio è tuono).
Settimo: non desiderare d'esser perfetto (l'acqua troppo chiara non ha ranocchi; zoccolo troppo levigato scivola sul bagnato; anche le scimmie cadono dagli alberi).
Ottavo: non dimenticare di pregare (a pregare non si sbaglia mai).
Nono: non perdere il sorriso (i genitori che non si divertono ad educare hanno sbagliato mestiere).
Decimo: non desiderare un figlio diverso da quello che hai. Abbi rispetto per quello che è.

RIDERE IN FAMIGLIA

Matrimonio e personalità
Il figlio domanda al papà:
“Papà è vero che il matrimonio modifica la personalità?”.
“Certo, figliolo! Prima di sposarci io parlavo e lei ascoltava. Qualche tempo dopo il matrimonio, era lei che mi parlava ed io ascoltavo. Adesso parliamo tutti e due insieme e sono i nostri vicini che ci ascoltano”.

Piccolo Stato
Un padre si confida con il miglior amico:
“La mia famiglia è come un piccolo Stato. Mia moglie è il ministro degli Interni. Mia figlia è il ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni. Mio figlio è il ministro del Turismo. Mia suocera è il ministro della Guerra!”.
L'amico: “E tu sei il Presidente del Consiglio?”.
“Io? Io sono il povero contribuente!”.

Tesoro
Pierino: “Tu mamma mi chiami sempre 'Tesoro'. Quanto posso valere?”.
La mamma: “Milioni e milioni!”.
Pierino: “Allora potresti, per favore, anticiparmi cento euro?”.




venerdì 17 luglio 2015

Parliamo ancora della famiglia: la famiglia perchè?



Insomma, perché la famiglia?



Di PINO PELLEGRINO, da Bollettino salesiano giugno 2015


Parliamo di fatti provati in lungo e in largo da migliaia di psicologi i quali hanno accertato il bisogno innato di amore di ogni neonato umano. Bisogno che, per essere soddisfatto, deve avere questi caratteri: essere costante, personalizzato e totale.
Secondo noi, le ragioni di fondo che spiegano il perché della famiglia, intesa come nucleo di società umana formata da un uomo e da una donna che hanno intenzione di perdurare nella loro unione e di aver figli, le ragioni di fondo, dicevamo, sono due.

La prima è il fatto che l'uomo ha un innato bisogno di appartenenza.
 
Nessuno ama essere figlio di nessuno!
In altre parole, tutti nasciamo con il bisogno di una qualche paternità e maternità. 


Un bisogno innato e così naturale per cui al piccolo dell'uomo non interessa tanto (si noti!) chi lo mette al mondo; interessa chi si prende cura di lui!
Se i tre o quattro bambini che nascono mentre state leggendo questa riga potessero parlare, direbbero: “Non siamo pietre: non ci basta esistere. Non siamo piante: non ci basta respirare. Non siamo bestie: non ci basta mangiare. Siamo uomini: abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi: bisogno d'essere fatti propri da qualcuno!”. 

Ecco: siamo così fatti, d'aver tutti bisogno di un secondo cuore. Chi lo trova, vive; chi non lo trova, muore. Non stiamo scrivendo sopra le righe. Stiamo parlando di fatti provati in lungo e in largo da mille psicologi i quali hanno accertato al cento per cento il bisogno innato di amore di ogni neonato umano.
Bisogno che per essere soddisfatto deve avere questi caratteri: essere costante, personalizzato e totale. 

Ebbene, solo un grembo familiare può dare al piccolo un amore con questi tre connotati. Ci spiace che lo spazio ci impedisca di provarlo nei dettagli (l'abbiamo fatto altrove).
Ma, pur nella brevità, desideriamo che si sappia che siamo proprio convinti di ciò che diciamo, cioè che la famiglia è l'istituzione ideale per soddisfare il bisogno di appartenenza, il bisogno naturale d'amore dell'essere umano con i tre connotati accennati. 

Qualora si trovasse un'istituzione che rispondesse meglio a tale necessità di fondo, saremmo i primi ad abbandonare la famiglia e ad abbracciare la nuova soluzione. Ma fino ad oggi non si è trovata! Né, siamo convinti, si troverà mai, a meno che non cambi l'identità dell'uomo!

La seconda ragione che spiega il perché della famiglia è il fatto che l'uomo, tra tutte le specie animali, è quello che nasce il più inetto. 
 
Potremmo dire che nasciamo, tutti, troppo presto; a differenza degli animali che nascono non inetti, ma atti!
Il piccolo della giraffa, ad esempio, riesce a stare dritto sulle proprie gambe appena venti minuti dalla nascita; lo stesso vale per i pulcini della gallina, per i piccoli dei passerotti, delle quaglie, subito pronti per la vita autonoma.

Il piccolo dell'uomo, invece, dopo la nascita ha bisogno di continuare a nascere.
Ciò può avvenire (è qui che scatta il ragionamento!) solo se vede qualcuno che già viva da uomo e gli faccia da modello. L'uomo cresce solo all'ombra di un altro uomo.
Anche questa è una legge naturale, come quella del secondo cuore. 

Non è il rapporto con le cose che ci fa crescere; neppure il rapporto con gli animali, ma solo il rapporto con altri uomini cresciuti.
In una parola: il bambino, per crescere, ha bisogno di incontrarsi, fin dalla nascita, con un uomo ed una donna 'adulti', nel senso proprio della parola (adulto, cioè cresciuto). 

Fin dalla nascita, abbiamo detto.
È abbondantemente provato, infatti, che sono i primissimi anni a guidare la vita intera.
È impossibile crescere uomini se non si è accolti amorevolmente, fin dalla nascita, da qualcuno che ci insegni i primi elementi della grammatica umana. 

Tiriamo la somma: il bisogno del grembo familiare è scritto nel nostro DNA sia per soddisfare il bisogno innato di appartenenza, sia per la necessità di imparare a vivere da umani.
A questo punto, le conseguenze corrono logiche.
La famiglia non sarà mai un residuo storico: non è un'istituzione dello Stato né della Chiesa, ma appartiene al diritto naturale. Ha ragione l'antropologa Margaret Mead (1901-1978): “Per quante 'comuni' (convivenze a più) si possano inventare, la famiglia torna sempre di soppiatto”.
Bersagliare la famiglia è sparare alla Croce Rossa! In questo caso dobbiamo concordare con Giuseppe Mazzini (1805-1872): “Non attentate alla famiglia: è un concetto di Dio, non nostro!”.

DITEMI SE NON È UN MARITO STUPENDO!
Una giovane donna tornava a casa dal lavoro, quando con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra auto.
Si mise a piangere quando vide che era una macchina nuova, appena ritirata dal concessionario.
Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente ed i dati del libretto.
Quando la donna cercò i documenti in una grande busta marrone, cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile c'erano queste parole: “In caso di incidente, ricorda, tesoro, che io amo te, non la macchina!”.
Parole d'oro che riportarono la primavera nel cuore della donna!

DITEMI SE NON È UNA MOGLIE STUPENDA!
“Vi sono donne che dicono: “Mio marito può pescare, se desidera, ma i pesci li dovrà pulire lui!”.
Non io!
A qualunque ora della notte io mi alzo dal letto e lo aiuto a disporre, pulire e salare i pesci.
È così bello noi due soli in cucina, ogni tanto i nostri gomiti accanto. E lui dice cose del tipo: «Questo mi ha dato del filo da torcere. Luccicava come l'argento, quando balzò in aria...!». E mima il salto con la mano. Attraversa la cucina, come un profondo fiume, il silenzio del primo incontro.
Infine i pesci sono sul piatto, si va a dormire.
L'aria balugina d'argento: siamo marito e moglie”. (Adelia Prado)


martedì 7 aprile 2015

Non possiamo impegnarci in ciò che il nostro parroco ci chiede”.



Genitori: Che cosa vi chiede la vostra parrocchia quando presentate i vostri figli per il catechismo?



- Lettera del vescovo di Pinerolo ai genitori , educatori nel cammino dell’Iniziazione Cristiana dei figli
 Terza parte:
 
Come vedete non è possibile educare i figli nella fede senza un serio coinvolgimento dei genitori:
senza mamma e papà non c’è catechesi o, comunque, si tratta di una catechesi zoppa, perché
priva di una parte fondamentale. Non basta la comunità cristiana, occorre la famiglia. Tra
la parrocchia e la famiglia si deve stabilire un’autentica “alleanza educativa”.

Non so se è il vostro caso, ma ho già incontrato numerosi genitori a cui interessa solamente la data
della Prima Comunione e della Cresima. Trovano troppo pesante, forse perché non comprendono,
quello che il parroco propone loro, soprattutto il coinvolgimento nel cammino educativo dei figli.
Vengono anche da me a lamentarsi. Ciò che chiede il vostro parroco, anzi la Chiesa attraverso di lui, non è una pretesa arbitraria. Egli ha il dovere di aiutarvi a rendervi conto che, desiderando
ricevere i sacramenti, voi chiedete molto di più, domandate che i vostri figli siano introdotti
nella comunità cristiana ed entrino in un vero rapporto con Gesù Cristo.


Essi diventano membra del suo Corpo; sono come tralci uniti alla Vite; sono come pietre vive che formano un bell’edificio, di cui Lui è la pietra angolare.
Per questo voi siete chiamati a svolgere un ruolo primario nella educazione della fede dei vostri
figli; compito che non potete delegare né demandare ad altri. Chiedendo il Battesimo per i vostri
figli, vi siete impegnati a educarli cristianamente.

Forse qualcuno di voi mi dirà: “È difficile fare questo. Mi sono allontanato dalla Chiesa da parecchio tempo. Che cosa posso dire ai miei figli?”
Oppure: “L’orario di lavoro è stressante. Il tempo libero è poco. Non possiamo impegnarci in ciò che il nostro parroco ci chiede”.

Innanzitutto non dovete scoraggiarvi. L’esperienza mi dice che molti genitori hanno riscoperto
la fede facendo un cammino con i loro figli. Spesso pensavano alla Chiesa come ad una grande istituzione lontana dai problemi della gente. Ora si accorgono che è come una casa dalle porte sempre aperte per tutti. Hanno capito che la vita della parrocchia è fatta di vicinanza, condivisione, amicizia e solidarietà.

Spero sia così anche per voi. Nel momento in cui vi incontrate con il vostro parroco per “iscrivere” il vostro bambino a catechismo potete manifestare a lui le vostre difficoltà, anche quelle relative al vostro orario di lavoro. Con buona volontà si possono trovare soluzioni soddisfacenti.
Ciò che è importante è giungere a comprendere e rispettare il senso vero e profondo che è sotteso
alla richiesta del sacramento. Questo avviene se c’è un significativo impegno da parte vostra nell’aiutare il vostro bambino a fare esperienza di vita cristiana, mettendovi in gioco e accompagnandolo nella bella scoperta di essere discepolo e amico di Gesù
.

Diversi genitori, prima titubanti ma poi convinti della necessità di accompagnare il cammino di
fede dei loro figli, sono diventati entusiasti protagonisti di questo nuovo modo di fare catechismo, rendendosi sempre più presenti in parrocchia ed allacciando belle amicizie con altre famiglie, e vivendo poi con queste momenti di riflessione e di approfondimento.

La fede, come aria che si respira e pane che nutre

• I catechisti, insieme al parroco, si mettono al vostro fianco per condividere le vostre stesse speranze e difficoltà nel vivere la parola del Vangelo.
Vogliono soprattutto essere partecipi delle vostre attese perché sta loro a cuore la crescita umana e
cristiana dei vostri figli. Ma non dovete dimenticare che siete voi “i primi maestri della fede”.

Comprendete, dunque, che la catechesi rinnovata chiede non solo di partecipare ad alcune iniziative
organizzate dalla parrocchia; sarebbe già una bella cosa, ma certamente non sufficiente. La catechesi, lo abbiamo ormai imparato, non è solo comunicazione di nozioni, ma soprattutto esperienza di vita. Nessuno meglio di voi, mamma e papà, può dare ai vostri figli un’impronta che
rimane nel tempo. Essi sono come cera molle che può essere plasmata comunicando valori per educarli alla vita buona del Vangelo.

Se mi domandate: “Come si trasmette la fede?” Vi rispondo così: “Si respira in casa dal vostro modo di vivere e diventa nutrimento, come buon pane casareccio, attraverso i vostri esempi”. Un tempo bastava il catechismo fatto con periodiche lezioncine, oggi non è più così.
In tante famiglie la fede è come un vestito che si mette solo in alcune circostanze e poi si toglie e si
ripone nell’armadio. Non serve a nulla, né incide nella vita. Bisogna ritornare a far diventare la fede
– prendo a prestito due parole del Vangelo – luce che illumina e sale che da sapore. Son sicuro che
accompagnando i vostri figli nella scoperta di Gesù e della sua Parola gusterete anche voi con loro,
come se fosse la prima volta, la gioia di essere cristiani.

La vostra casa come una “piccola chiesa”

• Nella catechesi, i vostri figli imparano ad ascoltare la Parola di Dio perché la Bibbia è il “Libro”
per eccellenza, non è un sussidio. Si diventa Cristiani ascoltando e mettendo in pratica la Parola
contenuta in questo Libro. Ma è soprattutto in casa che i ragazzi possono vedere la Parola testimoniata nelle vostre quotidiane scelte di vita.

Giovanni Paolo II, che il 1° maggio sarà dichiarato beato, affermava che l’esempio offerto in famiglia precede, accompagna ed arricchisce ogni altra forma di catechesi. Sono parole forti ed impegnative.
Per questo, oggi, si sente molto l’esigenza di passare, soprattutto con i più piccoli, da una catechesi
gestita da “esperti” a una catechesi sviluppata dalla famiglia stessa.
È in casa con voi che i vostri bambini devono fare la prima esperienza di preghiera: il segno della
croce, le orazioni del mattino e della sera, il Padre Nostro, l’Ave Maria; vedere la presenza di qualche simbolo di fede, come il crocifisso, l’immagine della Vergine Maria e di qualche Santo...

Molto importante è il modo con cui voi vivete la domenica e le feste cristiane. È un tempo reso
gioioso dall’incontro con il Signore nella celebrazione della Messa e dallo stare insieme tra di voi,
con i vostri anziani e i vicini, andando a visitare qualche persona malata, impegnandovi in qualche
gesto di solidarietà. In questo contesto diventa facile e credibile avviare i piccoli al senso dell’accoglienza, della condivisione e del perdono.



Passo dopo passo

• Per far passare e maturare in tutti queste idee e per concretizzarle in un progetto condiviso e
realizzabile è necessario che genitori, parroco e catechisti si incontrino per un dialogo ed
un confronto reciproco e stimolante. Solo incontrandosi, parlando, discutendo, presentando
iniziative ed esperienze, si cresce insieme e voi genitori potete essere non solo collaborativi, ma
anche inventivi e fantasiosi nelle vostre proposte.

Naturalmente occorre essere realisti. Gli incontri devono essere compatibili con gli impegni di lavoro. L’esperienza però dimostra che è possibile accordarsi su alcune date per periodici incontri prolungati, come il pomeriggio di un fine settimana.

Accanto all’approfondimento di temi educativi e di fede, si possono prevedere momenti di scambio, di esperienze, di gioco per i bambini, una merenda insieme…

Un saluto e un augurio

• Vi ho tracciato brevemente, in questa lettera, quello che è il cammino di Iniziazione Cristiana,
cioè la gioia di comunicare il Vangelo ai vostri figli. Per voi genitori, questo è il tempo della semina, un segmento di vita ricco di speranza.
Questo percorso di catechesi è un po’ diverso da quello che avete fatto voi. È certamente più impegnativo.

D’altronde, lo ribadisco, non è possibile educare i vostri figli nella fede senza di voi.
Si comincerà gradualmente, con la catechesi alle famiglie che hanno bambini da zero a sei anni. È questo il primo passo che vogliamo fare. Poi, si proseguirà ponendo molta attenzione alla sperimentazione che si fa in altre diocesi italiane.

Intanto vi invito ad essere sempre più presenti nella vita della vostra parrocchia, a lasciarvi coinvolgere nelle sue iniziative e nelle sue attività.
Ricordatevi: la parrocchia è come una famiglia formata da tante famiglie. Anzi, la parrocchia è la
vostra famiglia!
Vi saluto consegnando a voi questa esortazione che l’apostolo Paolo rivolgeva alle famiglie cristianedella città di Efeso circa l’educazione dei figli: “Fateli crescere… negli insegnamenti
del Signore” (Ef 6,4).


X Pier Giorgio Debernardi
Pinerolo, 25 marzo 2011
Festa dell’Annunciazione del Signore