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sabato 21 febbraio 2015

DIFENDIAMO LA FAMIGLIA




La famiglia: in essa il primo alfabeto della famiglia

COME DON BOSCO
Di PINO PELLEGRINO dal bollettino salesiano di febbraio 2015


Perché difendiamo la famiglia

Forse mai come oggi la famiglia è stata così tanto assediata,così tanto bersagliata. Eppure noi ci collochiamo dalla parte di coloro che la difendono. Pensiamo di avere tutte le carte in regola per giustificare tale scelta.

Difendiamo la famiglia perché è l'anticamera di tutto: il luogo primario della nostra umanizzazione. È nella famiglia che si impara il primo alfabeto della vita!
Se le prime esperienze sono positive, avremo quella fiducia di fondo (ritenuta fondamentale dallo psicanalista statunitense Erik Erikson, 1902-1994) che porteremo sempre con noi; se saranno esperienze negative, ne risentiremo per la vita intera.
Una cosa è certa: vi sono cicatrici psicologiche, circuiti virtuosi (o viziosi) contratti nella prima infanzia, che non si rimarginano più. È la prova che la famiglia ci firma. Ecco un punto su cui tutti sono d'accordo. Lo psicologo e psichiatra statunitense Arnold Gesell (1880-1961) è deciso: "La maturità psicologica che viene raggiunta nei primi cinque anni di vita è prodigiosa!".
Il nostro maestro-scrittore, Mario Lodi (1922-2014) conferma: "Nei primissimi anni dell'infanzia il bambino impara l'80% di quanto gli servirà per tutta la vita".
La psicanalista svizzera Alice Miller (1923-2010) è ancor più decisa: "L'opinione pubblica è ancora ben lontana dall'avere consapevolezza che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente nella società: psicosi, droga, e criminalità sono l'espressione cifrata delle primissime esperienze".


Difendiamo la famiglia perché è la famiglia che soddisfa il bisogno di appartenenza scritto nel nostro patrimonio cromosomico genetico. Nessuno ama essere figlio di nessuno!

Difendiamo la famiglia perché è la clinica del cuore.
In essa non si è accolti per quello che si sa come a scuola; non per quello che si fa, come al lavoro, ma per quello che si è!
Ebbene, questo è il primo capitolo dell'amore secondo lo psicanalista austriaco Bruno Bettelheim (1903-1990): "Non puntate ad avere il bambino che piacerebbe a voi! Abbiate rispetto per ciò che il bambino è!".


Difendiamo la famiglia perché è la prima scuola di socialità. La famiglia è una società in miniatura: il luogo ove si vive il plurale, ove il piccolo dell'uomo fa la prima conoscenza del 'noi'. Nella famiglia il bambino esperimenta la vera relazionalità che non può essere soddisfatta dalle nostre varie connessioni digitali d'oggi.

Difendiamo la famiglia perché è una riserva di valori: del valore Gratuità, del valore Sicurezza, del valore Amore, del valore Intimità, del valore Relazionalità di cui abbiamo appena detto.
Ecco, in breve (troppo in breve!) perché difendiamo la famiglia! Sono ragioni da meditare per scoprirne tutta la valenza argomentativa.
Qui lo spazio ci impone di chiudere senza però prima aver detto che la nostra difesa della famiglia non si fonda su ragioni religiose. Non è necessario appartenere a una religione per difendere la famiglia. Molti pensatori non cristiani, ad esempio, l'hanno protetta, l'hanno difesa.
Pensiamo al grande filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.), a Cicerone (106-43 a.C.), a Marx (1818-1883) stesso. Pensatori che hanno capito che la famiglia è il primo patrimonio dell'umanità, anche se non è rintracciabile tra i 1007 siti individuati, finora, dall'Unesco.
La famiglia è un frammento di mondo che ne guida il destino! Bersagliare la famiglia è seminare mine anti-uomo, è tagliare il ramo su cui siamo seduti. Davvero: abbiamo tutte le carte in regola per difenderla, per sostenerla, per amarla! 


LA FAMIGLIA È COME IL CALABRONE:

Molti pensano che dovrebbe precipitare, invece vola!
Il brillante scrittore Vittorio Buttafava in una simpatica lettera: "Cari figli del 2053", parlando della famiglia, ha fatto queste osservazioni che ci convincono sempre più della sua importanza e necessità: "Scommetto che anche voi, nel vostro 2053 state discutendo se la famiglia è in crisi. È da un secolo, e anche più, che si rumina questo argomento senza venirne a capo.
 
Uno psicologo americano B. Watson previde nel 1937 che entro mezzo secolo 'il matrimonio non sarebbe più esistito'. Nel 1937 il sociologo Pitirin Serokin, commentando la crescente diffusione dei divorzi e delle separazioni, decretò la fine della famiglia come 'unione di marito e moglie' e la ridusse a 'un semplice sistema di parcheggio notturno destinato ai rapporti sessuali'. Un altro celebre sociologo, Carl Zimmermann, stabilì che la famiglia dovesse polverizzarsi, dando inizio alla fine della civiltà occidentale.

Hanno sbagliato tutti!

L'errore comune è stato quello di credere che gli avvenimenti esterni, la rivoluzione francese, l'industrialismo, la liberazione sessuale e la protesta giovanile, avessero la forza di cancellare un'istituzione che è nata con l'uomo delle caverne, si è collaudata attraverso i millenni e quindi non può morire. Le inchieste degli ultimi anni sulla famiglia hanno tutte un denominatore comune. La famiglia, nonostante gli errori e le polemiche, resta un'isola calda, protettiva, rassicurante specialmente nel confronto con il disastro del mondo esterno.
Credo che continuerà a esistere e che sostanzialmente sarà più franca e onesta". 

PIETRE MILIARI
• "La famiglia sarà piena di germi e di batteri, però serve alle persone per crescere" (Natalia Ginzburg, scrittrice, 1916-1991).
• "Per quante convivenze di vario tipo si possano inventare, la famiglia torna sempre di soppiatto" (Margaret Mead, antropologa, 1901-1978).
• "Non attentate alla famiglia: è un concetto di Dio, non nostro" (Giuseppe Mazzini, uomo politico, 1805-1872).
• "Se alla famiglia si riservasse tanta attenzione quanta ne abbiamo per le armi da fuoco o per il gioco del calcio, questo Paese sarebbe infinitamente più sano e felice... Mentre siamo impegnati ad andare avanti e indietro sulla Luna e su Marte, la famiglia è l'ultimo dei nostri pensieri" (Urie Bronfenbrenner, psicologo tedesco, 1917-2005). 

QUESTO DICO AL FIGLIO ADOLESCENTE

"Tutte le sere, prima di metterti a letto, smaltisci i tuoi rifiuti emotivi".

"Ha senso vivere per diventare l'uomo più ricco del cimitero?". 

"La vita è sensata solo se è donata!". 

"Cammina per trovare gli altri, fermati, per trovare te stesso".

"Chi ha solo il denaro in testa, finisce con il diventare un salvadanaio". 


giovedì 19 febbraio 2015

Le malattie dell'educazione : il rachitismo



COME DON BOSCO
 Di PINO PELLEGRINO bollettino salesiano gennaio 2015

Il messaggio pedagogico più urgente, oggi: «Genitori, per favore, crescete!».
I nostri ragazzi hanno bisogno di riempirsi gli occhi di adulti limpidi, ben definiti. Hanno bisogno di padri e di madri che si comportino da genitori, non da amici.

C'è da augurarsi che nessuno dei lettori sia ammalato della malattia di cui dobbiamo (sì, lo sentiamo come dovere!) parlare in questo mese: il rachitismo.

I medici ci dicono che chi è affetto da rachitismo è carente di vitamina D, per cui l'ossificazione è ostacolata e la crescita bloccata ed ecco l'uomo debole, fragile, non cresciuto, non virile, non energico e forte. E’ chiaro che qui non parliamo di rachitismo fisico, ma di rachitismo psichico, di infantilismo spirituale.
Parliamo di educatori non cresciuti 'dentro'. Ne parliamo come obbligo morale, come abbiamo detto, perché il rachitismo psichico colpisce al cuore l'educazione e la distrugge!

È noto a tutti che 'educare' equivale a 'far emergere', a 'suscitare' l'Uomo nascosto in ogni bambino che approda sulla Terra, così come Michelangelo ha fatto emergere il capolavoro del David nascosto nel blocco di marmo.
Ebbene, sta qui il cuore del nostro ragionamento: può far emergere una persona solo chi è emerso, solo chi ha fatto in sé l'esperienza della crescita! In breve: può far crescere solo chi è cresciuto! Chi è bonsai, non potrà mai far emergere sequoie (le piante più alte della Terra).
Ecco perché il rachitismo psichico è la malattia pedagogica più grave in assoluto.

Come si vede, il discorso si fa serio perché il punto nevralgico dell'emergenza pedagogica che è sotto gli occhi di tutti, sta nel fatto che oggi la gente cresce sempre più, mentre gli Uomini simpaticamente Uomini, gli Uomini riusciti che dimostrano la bellezza di appartenere alla specie umana, diminuiscono!

Stiamo scivolando nel piagnisteo? No! Stiamo facendo una riflessione ad alta voce per lanciare il messaggio pedagogico più urgente, oggi: "Genitori, per favore, crescete!".
I nostri ragazzi hanno bisogno di riempirsi gli occhi di adulti limpidi, ben definiti. Hanno bisogno di padri e di madri che si comportino da genitori, non da amici.
L'allarme è così urgente che vien lanciato da tutte le sponde.

La scrittrice Elena Loewenthal ci avvisa: «I nostri poveri adolescenti, già confusi per i fatti loro, potrebbero trarre danni irreparabili dal confronto con gli adulti marmocchi, resistenti alla crescita e tanto più se sono i propri genitori. Quindi mamme e papà, mammine palestrate e paparini frizzanti, bando agli affanni del giovanilismo coatto. È arrivata finalmente l'ora di crescere!».

Sulla stessa lunghezza d'onda della scrittrice è don Antonio Mazzi quando ci manda a dire che «L'anello debole della nostra società sono i quarantenni, non i quindicenni. La fragilità dei quarantenni è spaventosamente patologica: uomini grandi, ma piccoli; potenti, ma fragili; ricchi, ma vuoti; sempre amanti, mai mariti!».

Il rachitismo psichico tanto diffuso dovrebbe darci la sveglia. La pedagogia è stata stampata su carta migliaia di volte, in milioni di copie. La trovi in tutte le lingue. Eppure l'umanità è ancora ferma. Che cosa aspetta?
Aspetta Uomini di fatti, non di fiato, Uomini riusciti: personalità d'alto fusto. Poi si muoverà! 


UN UOMO RIUSCITO
• L'Uomo riuscito è esistito! È esistito l'Uomo che ha tratto da sé tutto il volume dell'uomo. Un capolavoro di umanità. Aveva un nome preciso: si chiamava Gesù! Si cerchi fin che si vuole, ma non si trova uno che possa superarlo!
• Lo dicono tutti, anche quelli che non lo seguono, tanto è impegnativo.
• Persino un ateo come il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900) ha dovuto ammettere che "da Cristo in giù è solo pianura!".
• Ci spiace non poter provare in questa sede (l'abbiamo fatto altrove) che Gesù è la personalità più alta e più significativa di tutta la storia. Qui ci limitiamo a trarre una conseguenza. Se è vero che Gesù è la Cima, non far incontrare i nostri ragazzi con Cristo, nascondere loro la sua conoscenza, può configurarsi come un vero reato: un reato pedagogico! È privarli della 'terapia' più sicura che guarisce l'uomo e lo fa crescere più in fretta: la 'Cristoterapia'. 

QUESTO DICO AL FIGLIO ADOLESCENTE
• La vita ha il gusto che le dai.
• Va' in giro con la tua faccia, non con quella da fotocopia!
• Si può essere notevoli, senza essere notati.
• "Non esiste bellezza senza personalità" (Sofia Loren).
• Il sorriso trasforma i brufoli in ali.
• La festa è nel cuore, non nel bicchiere di liquore.
• Guarda in alto, non in aria!
• La vita è più mitica di quanto ti immagini! 

PRENDO NOTA
• Non voglio far pensare che diventare adulti significhi diventare noiosi.

• Il figlio non è una medaglia da appendere al collo: non lo obbligo a fare gli straordinari per dimostrare d'aver messo al mondo un fenomeno!

• Si inganna il figlio a farlo crescere con il sedere nel burro.

• Chi ama i fiori non li calpesta, né li coglie per sé, ma li lascia crescere, liberi e belli, nel prato.

sabato 14 febbraio 2015

GENITORI, FIGLI, CATECHISTI: LA DUREZZA DEL CUORE

COME DON BOSCO di Pino Pellegrino   dal Bollettino salesiano di Ottobre 2014


La 'sclerocardia' (la durezza di cuore)

Se la malattia della 'figliolite' può avere una giustificazione nella sensibilità delle mamme, se la 'tarantolite' si può spiegare in tempi di crisi come i nostri, la 'sclerocardia' ('durezza di cuore') sulla quale vogliamo fermarci in questo mese, non ha giustificazione alcuna, tanto è cattiva e disgustosa

Non è forse vero che non amare i figli è da crudeli? Da sadici? Eppure oggi, mentre la Terra si riscalda, i cuori si raffreddano, l'analfabetismo affettivo si diffonde sempre più la mancanza di tenerezza pare ai minimi storici.
No, non è allarmismo esagerato: è realismo pedagogico! Quando parliamo di 'durezza di cuore' non siamo nel regno della fantasia. Quando parliamo di 'sclerocardia' non parliamo di una malattia esotica, di terre lontane. La 'sclerocardia' abita qui!
Lo avvertono tutti gli spiriti più sensibili e attenti. 


 Lo psichiatra Paolo Crepet (1951) è molto chiaro: "Dietro migliaia di luci accese nei condomini delle nostre città si nascondono solitudini, rancori, latitanze affettive".
Non meno esplicito era il nostro più noto pediatra del secolo scorso, Marcello Bernardi (1922-2001): "Viviamo in un mondo sempre più povero di amore. Questo è il grande rischio che vedo davanti ai nostri bambini!".
Anche l'educatore Antonio Mazzi (1929) è sulla stessa linea: "
La crisi più profonda oggi parte dalla mancanza di abbracci, di relazioni, di amicizia, di tenerezza".
 
Niente sarebbe più facile che continuare a snocciolare conferme autorevoli sul nostro inverno pedagogico, ma il lettore sa che non è nel nostro stile persistere nel mettere il dito sulle piaghe: preferiamo curarle!
Ebbene diciamo subito che anche alla 'sclerocardia' si possono tranquillamente tagliare le unghie.
Le strategie non mancano. Ci limitiamo a tre. 

La 'sclerocardia' si combatte mettendo in circolazione parole di seta.



È noto a tutti che vi sono parole che gelano i cuori, altre che li riscaldano; parole che schiacciano e parole che innalzano; parole che mordono e parole che guariscono.
Ditemi se non sono vitamine psicologiche parole come queste, dette al figlio: "Sei favoloso!". "Siamo orgogliosi di te!". "È bello averti come figlio!"?
Queste sono parole terapeutiche. Privare di esse il figlio, è come disidratargli l'anima, è devitalizzarlo. Non usiamole con il contagocce: quelle sono parole benedette!
Gli studiosi stanno ancora cercando una medicina più efficace delle parole di seta! 


La 'sclerocardia' si combatte con le coccole.
 
Alcuni anni fa era in circolazione un magnifico lavoro intitolato "La terapia delle coccole". L'autore, Piero Balestro, provava che il contatto pelle a pelle ha effetti prodigiosi: giova alla crescita, previene le malattie, migliora l'umore, stabilizza le funzioni cardiache.È certo: cinque secondi di carezze comunicano più salute che un'ora di parole! Coccolare è baciare l'anima! Lo sapeva Gesù stesso che non per nulla praticava il linguaggio dell'abbraccio (Mc 10,16).
Linguaggio, dissennatamente, dimenticato! Troppi sono oggi i piccoli che soffrono di reumatismi psicologici contratti in quelle famiglie nelle quali si ha paura a lasciarsi andare alle carezze.



 

Finalmente, la 'sclerocardia' si combatte regalando gentilezze.
 
Il famosissimo pediatra americano Benjamin Spok (1903-1998) era solito ricordare alle mamme che "La cura amorevole data con gentilezza ai figli vale cento volte di più di un pannolino messo alla perfezione".
Regalare gentilezze è addolcire il cuore. È togliere i viveri alla 'sclerocardia'!
Regalare gentilezze è cortesia, attenzione, premura: è accompagnare il bambino a letto e non mandarlo; è fargli una sorpresa; è preparargli la pietanza che gli piace tanto; è partecipare alla recita scolastica di fine anno, anche a costo di lasciare un impegno importante. Sì, per tutta la vita il figlio si ricorderà che avete preferito lui ai vostri impegni.
Per tutta la vita si ricorderà d'aver avuto genitori che con il loro alto voltaggio emotivo riscaldavano sempre la casa anche con i termosifoni spenti. 


PRENDO NOTA
• Una parola calda riscalda tre stagioni fredde.
• Il rimprovero fa bene, l'incoraggiamento di più!
• Nulla rende più ansioso il figlio che sentirsi dire da mamma e papà che potrebbe fare di più!
• La pecora che bela perde il boccone: non è da intelligenti dedicarsi ai lamenti!
• Dare tutto al figlio è preparare un infelice: il passero ubriaco trova amare persino le ciliegie!
• Briglia sciolta, un po' alla volta. Quando il dentifricio è uscito dal tubetto, chi riesce ancora a farlo rientrare? 

MEDITATE GENTE!
• "I bambini di oggi sembrano sapere tante cose - e le sanno -, ma sotto il bambino tecnologico vi è il bambino eterno che non può vivere senza l'affetto e l'amore di qualcuno che lo aiuti a crescere" (Mario Lodi, maestro e scrittore, vivente).

• "Se amassimo davvero i nostri figli, non li costringeremmo a passare le giornate tra scuola, piscina, lezioni di nuoto o di violino, palestra, corsi di computer, con il solo scopo di annichilirli!" (Paolo Crepet, psichiatra, vivente).

• "Viene ripetuto in continuazione: 'I giovani sono maleducati, avidi violenti!'. Però nessuno dice: 'Perché sono così?'. Fin dalla nascita, li abbiamo coperti di spazzatura e adesso ci lamentiamo del loro cattivo odore!" (Susanna Tamaro, scrittrice, vivente). 

QUESTO DICO AL FIGLIO ADOLESCENTE
 
"Se non puoi crescere in altezza, cresci in simpatia!".
L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sulla statura.
Mostra la testa, prima dell'ombelico!
Rifiuta d'essere un lavandino nel quale passa tutto: hai pure la tua dignità!
Aspettati grandi cose dal tuo cervello: non ti deluderà!