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sabato 28 dicembre 2013

Catechisti/e, non dite siamo lasciati soli…


Tutti insieme attingiamo dalla stessa fonte


E' questa una delle visioni agostiniane fatte proprie dal Concilio Ecumenico Vaticano II: il vescovo è prima di tutto un cristiano insieme agli altri cristiani. Egli non è superiore a nessuno, ha solo un compito, fra gli altri, all'interno del popolo di Dio. Ma il Maestro è uno solo, Cristo; il Padre è uno solo, il Padre del cielo. Il vescovo ha bisogno del sostegno e della preghiera dei fratelli; e quello che è chiamato a dispensare agli altri, quale buon amministratore della casa di Dio, il vescovo lo succhia a sua volta dalla Parola rivolta a tutto il popolo.
Frasi meravigliose di Sant’Agostino, vescovo d’Ippona:


Tutti i cristiani sono discepoli del Cristo.
Infatti uno solo è il vostro Maestro, Cristo (Mt 23,10).
Negherà di essere discepolo di Cristo solo colui che negherà che Cristo è il suo Maestro.
Non dunque per il fatto che vi parlo da un luogo posto più in alto, io sono vostro maestro.
E’ infatti il maestro di tutti, colui la cui cattedra è al di sopra di tutti i cieli


SOTTO DI LUI SIAMO RIUNITI IN UNA SOLA SCUOLA E VOI E NOI SIAMO CONDISCEPOLI.


Il nostro ruolo è solo di ammonirvi, come i capiclasse nelle scuole.
Rialzate dunque, fratelli, rialzate il nostro fardello e portatelo con me: vivete bene.
Io oggi devo dar da mangiare ai poveri che sono poveri con me.
Con loro devo comunicare la mia umanità.
Le mie parole sono il vostro pranzo.
Non riesco a pascervi tutti con un pane che si può vedere e toccare.



NUTRISCO CON QUELLO DA CUI SONO NUTRITO; SONO SERVITORE, NON IL PADRE DI FAMIGLIA.


- Metto davanti a voi ciò di cui io stesso vivo, dal tesoro del Signore, dalla mensa di quel padre di famiglia che per noi si è fatto povero, essendo ricco, perché noi fossimo ricchi della sua povertà.

- Se vi dessi un pane, spezzato il pane portereste via ognuno un piccolo pezzo; e se foste molti, ognuno ne porterebbe via un pezzo molto piccolo.

- Adesso invece quello che dico ce l'avete tutto tutti, e ognuno ce l'ha tutto.

- Forse dividete fra voi le sillabe del mio parlare? Forse che portate via le parole che compongono il sermone?

- Ma vedete anche che io sono uno che distribuisce, non l'esattore.

- Se non distribuissi e tenessi il denaro per me, il Vangelo mi atterrisce.

- Potrei dire, perché procurare del fastidio agli uomini? Ho ricevuto di chi vivere, vivrò come mi è stato chiesto e comandato di vivere.

Ma il Vangelo mi atterrisce.

- Infatti, se fosse per me, passerei la vita in questo riposo sicuro e senza alcun impegno: per me non c'è niente di meglio, di più dolce, che scrutare il tesoro del Signore senza nessuno che mi dia fastidio. Cosa dolce e buona.

- Invece predicare, correggere, rimproverare, edificare, darsi da fare per ognuno, oh che peso grande, che fatica, che lavoro! Chi non rifiuterebbe questa fatica?

Mi atterrisce il Vangelo.

- Infatti arriva il servo che ha messo da parte il talento e dice: so che sei un uomo molesto che vuoi mietere dove non hai seminato, ecco il tuo talento che ho conservato. Ma il padrone lo giudica e gli dice: avresti almeno potuto dare il mio denaro a chi l'avesse fatto fruttificare e io venendo lo avrei ritirato con gli interessi.

- Ti avevo posto come dispensatore, non come esattore.

Questo è esattamente il mio dare: chi era cattivo ieri, sia buono oggi.

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