La Sacra Scrittura, la Bibbia, è IL LIBRO, non è un sussidio,
è LA
PAROLA,
che deve
essere annunciata, manifestata per essere trasferita nella vita di ognuno.
E’ il documento dell’annuncio della salvezza.
La catechesi è un incontro tra persone, bambini, ragazzi,
giovani, adulti, sacerdoti, suore, catechisti…
in cui si parla
della vita, morte e risurrezione di Gesù. La sua vita coinvolge totalmente
l’uomo che aderisce completamente non solo alla sua parola ma alla sua persona,
alla sua totalità: uomo, Dio, figlio di Dio Padre.
Gesù, inviato dal Padre, nel momento storico ritenuto
opportuno, viene per completare ciò che Dio aveva operato nei secoli a favore
della sua creatura più preziosa, perché fatta a sua immagine e somiglianza:
ridare all’umanità la possibilità di ritornare a Lui in modo definitivo.
Gesù insegnerà all’uomo tutto ciò che sarà necessario per
raggiungere la felicità eterna nell’amore di Dio, senza abolire il passato
storico delle rivelazioni di Dio all’uomo, ma completarlo con nuove
rivelazioni.
Questa storia ci è stata trasmessa attraverso le
scritture, le Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento, scritte da uomini, ma
sotto l’ispirazione dello Spirito Santo per quell’afflato di verità che l’uomo
deve in ogni tempo accettare se vuole seguire Dio.
Per tutti la
Bibbia diventa punto di riferimento per la predicazione,
incominciando dal Papa all’ultimo cristiano inviato ad annunciare le meraviglie
di Dio; per la formazione di tutti perché in essa troviamo le leggi, la volontà
di Dio per l’uomo, l’amore predicato da Gesù.
La
Sacra Scrittura è l’anima, il “Libro” della vita
cristiana, in particolare l’anima della catechesi.
La
Sacra Scrittura, la Bibbia, è IL LIBRO, non un sussidio. E’ LA PAROLA che deve essere
annunciata, manifestata nel contesto di verità rivelate per essere trasferita
nella vita di ognuno.
E’ il documento dell’annuncio della salvezza.
“ Alla Scrittura la Chiesa si riconduce per il suo insegnamento, la
sua vita e il suo culto; perciò, la Scrittura ha sempre il primo posto nelle varie
forme del ministero della parola, come in ogni attività pastorale. Ignorare la Scrittura, sarebbe
ignorare Cristo” (Rinn. Della catechesi,
105.)
Più che insegnamento è annuncio e testimonianza della
vita di Gesù come da predicazione apostolica tramandata ininterrottamente fino
ai nostri giorni. Abbiamo ricevuto dalle Sacre Scritture e dagli Apostoli
quanto è necessario per la conoscenza, l’incremento della fede e per la santità
della vita.
“In questo
contesto, momento vivo della Tradizione è ogni atto di catechesi, che dalla
Tradizione e dalla Scrittura trae il suo messaggio e il suo metodo, per far
crescere la comprensione e l’esperienza della fede. Per questo, la catechesi si
ispira agli scritti dei Padri e al magistero, che attestano la vivificante
presenza della Tradizione nella Chiesa” (
id.109).
Nella chiesa annunciamo Gesù il Redentore, morto in croce
e risorto, non distaccato dalle Scritture, ma strettamente connesso ad esse.
L’antico
Testamento ci mostra l’opera di Dio dalla creazione fino alla venuta di Gesù,
fattosi uomo come noi; ciò che Dio, introducendosi nella storia umana, ha fatto
per l’uomo per ricuperarlo in vista della sua salvezza. Non direttamente Dio
opera ma servendosi di altri uomini che parlano per Lui al popolo che Dio
scelse per portare avanti il disegno di salvezza.
Conoscere questi avvenimenti, questi uomini inviati da
Dio, il travaglio di un popolo ci preparano a meglio conoscere la nostra
storia, ci predispongono a ricevere il nuovo messaggio della predicazione di
Gesù, ci formano per continuare a tramandare ad altri le verità rivelate in
Gesù, che a loro volta ripeteranno alla loro generazione.
In questo contesto bisogna inserire La Scrittura che ci è stata
tramandata nella nostra vita cristiana. Non possiamo ignorarla ma ognuno
secondo le proprie capacità deve avvicinarsi ad essa, ogni cristiano deve
trasmetterla non solo a parole ma con l’esempio della sua vita per edificazione
dei fratelli e come testimonianza per coloro che ancora non credono.
L’annuncio nella Chiesa
La parola di Dio è annuncio di vita eterna e di
comunione, fratellanza tra i popoli e col Padre e con il Figlio suo Gesù.
“ Vi annunziamo la
vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che
abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate
in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col figlio suo Gesù Cristo”
( 1 Giov.1,2-3).
La Chiesa
come comunità di credenti deve fare proprio questo annuncio senza tralasciare
la sua storia antica, la storia del rapporto che Dio ha voluto incominciare e
poi continuare con l’uomo.
Conoscere questa storia è scoprire l’amore di Dio per
noi: come possiamo amare Dio se non lo conosciamo? Come possiamo comunicarlo ad
altri? Gli esempi degli uomini vissuti prima di noi, di coloro che hanno detto
sì al Signore saranno per noi esempio e stimolo, ci prepareranno meglio a ricevere
e seguire Gesù.
“Dio, il quale
crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (Giov.1,3), offre agli uomini
una perenne testimonianza di sé nelle cose create ( Rom.1,19-20).
Inoltre, ” volendo aprire la via della salvezza celeste,
fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori.
Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li
risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante cura del genere umano,
per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza perseverando nelle
opere di bene.
A suo tempo chiamò Abramo, per fare di lui un popolo numeroso;
dopo i patriarchi ammaestrò questo popolo per mezzo di Mosè e dei profeti,
affinché lo riconoscessero come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e
giusto giudice, e stesse in attesa del salvatore promesso.
In tal modo preparò i secoli la via al Vangelo” ( Lumen Gentium 1,3).
Molti secoli saranno raccontati in questa storia in cui
Dio comunica all’uomo la sua volontà per convincerlo della sua esistenza, della
sua bontà e onnipotenza e di conseguenza venire accettato.
Si capiranno meglio tutti questi interventi di Dio,
quando arriva in mezzo a noi il Figlio di Dio, Gesù. Il popolo ebreo, popolo di
Dio, si era mostrato debole, incapace di riconoscere l’amore di Dio per lui: Dio
era onnipotente perché pronto a intervenire per il suo popolo, misericordioso
perché sempre disponibile al perdono. Il popolo ebreo si sentiva amato da Dio
per le meraviglie che operava, ma fu incapace di ricambiare l’amore del suo
Dio.
Lumen Gentium 1,4 “ Dio, che aveva già parlato a più
riprese e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni,
ha parlato per mezzo del Figlio” (Eb.1,1-2).
Mandò infatti il Figlio suo, cioè il Verbo eterno, che
illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i
segreti di Dio…porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal
Padre…porta a perfetto compimento la rivelazione e la conferma con la
testimonianza divina, cioè manifestando che Dio è con noi per liberarci dalle
tenebre del peccato e della morte e per risuscitarci alla vita eterna” ( Lumen Gentium 1,4).
La Chiesa,
voluta da Gesù, rimane fedele al mandato ricevuto: “ Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco,
io so no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20).
La vita nella Chiesa
La Chiesa oltre ad annunciare il Vangelo rende culto di
fede a Dio nelle varie chiese sparse ormai in tutto il mondo a comunità
riunite, quale nuovo popolo di Dio.
Si alimenta oltre che con la Parola con i mezzi che Gesù
volle, i sacramenti.
Frutto immediato della nostra fede sono le opere che
manifestano il nostro vivere in Dio messo a disposizione dei fratelli,
significanti amore, restituzione, testimonianza.
La comunità
Tutti i credenti in Gesù formano il popolo di Dio in
cammino verso una meta stabilita, unica per tutti coloro che osservano ciò che
Gesù ha comandato. Tutti hanno il compito in base ai doni e carismi ricevuti di
annunciare Gesù, trasmettere ad altri la fede, l’amore che ci guida, in modo
che arrivi a quelli che verranno dopo di noi.
Questo comunicare, trasmettere, annunciare avviene di
solito presso le comunità, chiese locali nelle diverse occasioni di liturgia,
di attività proprie: la catechesi diventa mezzo indispensabile per una comunità
di credenti viva, partecipe, capace di rinnovo e crescita.
La catechesi
attenta alle
esigenze e condizioni umane ha il compito nella Chiesa di trasmettere
fedelmente ciò che le Scritture insegnano, la tradizione ha tramandato,
fomentando la comunione tra i fedeli e i ministri preposti, papa, vescovi,
sacerdoti uniti come Corpo unico di Gesù.
“Gesù, che è
all’inizio e al centro della storia della salvezza, ne è dunque la conclusione
e il fine. La Chiesa,
sua Sposa, mossa dallo Spirito Santo, ne attende e ne invoca il ritorno:
“Vieni, Signore Gesù”.
Chi fa catechesi
alimenta instancabilmente quest’attesa e questa preghiera, che predispone,
nella carità dello Spirito, al “nostro adunarci con Cristo” e al beatificante
possesso finale di Dio” (Rinnov.
Catechesi 101).
A questo punto possiamo chiederci: Conosciamo le Sacre
Scritture?
Le conosciamo e le abbiamo interiorizzate in modo da
trasmetterle ad altri e dare testimonianza di quello che diciamo?
In una intervista di Umberto De Vanna alla signora
Raffaella Capetti, esperta in catechesi biblica ha detto:
Crede che i
catechisti siano generalmente preparati a usare la Bibbia nella catechesi? Che
cosa proporrebbe al riguardo?
«Ci sono
catechisti preparati a fare catechesi con la Bibbia e altri che non lo sono», ma l'ignoranza
della Bibbia per noi cattolici ha radici lontane».
Ci si deve intendere su ciò che significa «preparati a usare la Bibbia in catechesi». Ci riferiamo alla lettura della Bibbia, alla riflessione e allo scambio di parola nella comunità cristiana? Oppure alla conoscenza esegetica, a quella dei contesti e dei generi letterari?
Ci si deve intendere su ciò che significa «preparati a usare la Bibbia in catechesi». Ci riferiamo alla lettura della Bibbia, alla riflessione e allo scambio di parola nella comunità cristiana? Oppure alla conoscenza esegetica, a quella dei contesti e dei generi letterari?
“Certamente un minimo di conoscenza di questo genere è
necessaria, ma più di tutto lo è la familiarità con i testi e l’impegno
personale nello scambio di parola sui testi, nell’interrogarli e interrogarsi
di fronte a essi. Questo è il tirocinio indispensabile a chi voglia proporre
una catechesi biblica, e per quanto ci riguarda, noi intendiamo evitare che un
catechista possa rivolgersi a un gruppo di bambini, di ragazzi o di adulti
senza essersi adeguatamente preparato in un «gruppo di catechisti». Riteniamo,
anzi, che un frutto della Catechesi biblica simbolica sia proprio la
formazione dei catechisti che, per primi, memorizzano le storie della Bibbia e
le approfondiscono in gruppo fino alla preghiera.
“Non è possibile per un catechista, per quanto preparato, incominciare a fare catechesi biblica in solitudine: è indispensabile formarsi in un gruppo opportunamente guidato, sia dal punto di vista biblico che da quello pedagogico. Proprio per questo da noi chi fa Catechesi biblica simbolica passa attraverso un’informazione e una formazione iniziali, seguiti da incontri mensili in gruppi in cui i catechisti si preparano e approfondiscono la formazione accompagnati e guidati da persone esperte e preparate”.
Non possiamo pretendere di fare catechesi non conoscendo
e avendo fatto nostro il dialogo che da secoli Dio fa con l’uomo.
Inoltre è da tenere presente che una vera formazione
biblica non dipende da una interpretazione personale, da uno studio personale
anche se accurato, ma tenendo conto dell’insegnamento del magistero della Chiesa,
accompagnato dalla preghiera allo Spirito Santo, datore di discernimento delle
cose di Dio.
Per finire una
preghiera di Sant’Ilario vescovo, padre della Chiesa che ci potrà essere di
aiuto in alcuni momenti del nostro cammino:
Dal «Trattato sulla
Trinità» di sant’Ilario, vescovo.
“Io sono consapevole
che tu, o Dio Padre Onnipotente, devi essere il fine principale della mia
vita, in maniera che ogni mia parola, ogni mio sentimento, esprima te.
L’esercizio della
parola, di cui mi hai fatto dono, non può avere ricompensa più ambita che
quella di servirti facendoti conoscere, di mostrare a questo mondo che ti
ignora o all’eretico che ti nega, che tu sei Padre, Padre cioè dell’Unigenito
Dio.
Questo solo è il
fine che mi propongo. Per il resto bisogna invocare il dono del tuo aiuto e
della tua misericordia, perché tu col soffio del tuo Spirito possa gonfiare
le vele della nostra fede e della nostra lode e guidarci sulla rotta della
proclamazione intrapresa. Non viene meno infatti alla sua parola colui che ci
ha fatto questa promessa: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7).
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