Parrocchia, Parroco e laici cristiani
Il carattere popolare della parrocchia
è una grande risorsa da ritrovare
e da far emergere
in tutte le sue potenzialità
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Parrocchia non è una chiesa ma un territorio con una
comunità di fedeli che rispondono alla chiamata di Gesù, non è la casa del parroco, non è l’oratorio.
Laici sono chiamati i fedeli non consacrati come
sacerdoti, religiosi, monaci, suore.
Chiesa è il luogo di incontro della comunità, luogo di
preghiera e di celebrazione dei misteri di Gesù, luogo di catechesi.
A capo della parrocchia-comunità il vescovo designa un
sacerdote come pastore e guida: col sacerdote collaborano strettamente alcuni
laici, donne, uomini, ragazzi e ragazze.
Il Parroco
è ministro consacrato ma anche uomo, come Pietro,
Giovanni, Giacomo, Matteo, Luca, Paolo, come me, come te…
Può essere santo o no: attenzione a fotografarlo ognuno
alla propria maniera, è sempre uomo inviato dal Signore, dispensatore di grazia
sia della Parola come anche dei sacramenti.
Possiamo immaginarlo o volerlo come Gesù, possiamo
contribuire affinché lo diventi.
Forse tutti lo vorremmo innamorato di Cristo per farci
innamorare più facilmente,
uomo di Dio;
padre generatore di figli nello Spirito;
mediatore che insegna la volontà del Padre, un profeta;
il primo nella preghiera,
il primo nel
lavoro,
il primo nello stare insieme per fare comunità;
il primo nella verifica, nel confronto per dare e
ricevere coraggio;
il primo che consola nello sconforto, che incoraggia chi
riesce bene nel lavoro svolto.
Il primo a farci sentire parte della chiesa diocesana e della
grande Chiesa universale.
Il primo amico dei giovani affinché la nostra comunità
non sia formata da soli vecchi.
Il primo a dare fiducia, a delegare perché non può fare
tutto lui.
Il primo…
Primo, potrà esserlo se i laici, non lo lasciano solo,
perché spesso è solo; se il loro impegno è assiduo e generoso; se in ogni cosa,
assieme a lui, contribuiscono alla crescita della comunità; se la loro
coscienza cristiana non resta ferma alle istruzioni della prima comunione e
cresima ma continuamente si cerca di progredire nella propria formazione; se
efficacemente con lui sanno affrontare cristianamente ogni situazione.
A questo
senz’altro aiuta un parroco saggio, attento alla formazione di coloro che
chiama a svolgere delle mansioni pastorali, delegandoli come amici e non
solamente come collaboratori.
Il Parroco deve tener presente che ogni cristiano è
chiamato nella chiesa ad esercitare l’esercizio dell’ufficio profetico che è il
parlare delle cose di Dio, manifestarle e operare per Lui.
“ A ciascuno è data una manifestazione particolare dello
Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato
il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il
linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro,
nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a
un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue;
a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera
l’unico e medesimo Spirito” (1 Cor
11,7-11).
Il parroco e i laici suoi collaboratori non trascurino
nessuno nella catechesi, devono arrivare dove a prima vista sembra impossibile.
Il parroco è pastore e conosce (deve conoscere) tutte le sue pecorelle,
chiamarle per nome…non può e non deve trascurare nessuno.
Collaboratori laici
sono coloro che aiutano il parroco nello svolgimento
della vita cristiana e comunitaria della parrocchia. Persone che si distinguono
per attaccamento e pratica della fede, che dimostrano certe attitudini e
carismi per svolgere un ruolo specifico da soli o in gruppo.
I collaboratori svolgono un ruolo importantissimo nella
comunità: spesso arrivano dove il parroco non può; il loro lavoro aiuta a far crescere
la fede e la comunione nella chiesa; sono promotori di rinnovamento spirituale,
crescita della comunità; la loro presenza attiva è “presenza salvifica della
chiesa nella parrocchia e nel mondo”.
Della loro formazione deve occuparsi il Parroco, attento
nelle scelte delle persone secondo i carismi di ognuno, e il grado di fede
raggiunto. Nessuno deve essere mandato allo sbaraglio onde evitare guai a volte
irreparabili: è importante la disponibilità al confronto.
“Ciascun membro del popolo di Dio deve farsi attento ai
suoi rapporti quotidiani con gli altri. Deve cioè superare la mentalità di chi,
consciamente o meno, lascia l’esercizio dell’ufficio profetico ai sacerdoti, ai
religiosi, ai catechisti, ai missionari, che operano in forme istituzionalizzate.
La vocazione degli uomini alla fede e la loro stessa maturazione cristiana
vengono decise sempre più frequentemente attraverso la testimonianza, che i
battezzati possono rendere nelle più disparate occasioni d’incontro e di
dialogo” (Rinnovamento della catechesi, 23).
Tra il parroco e i laici deve esistere un clima di
collaborazione vitale: sincero, rispettoso, religioso, amico, autentico,
attento a non spegnere mai lo Spirito.
Il compito dei laici non può essere un compito di
subordinati, ma di effettivi collaboratori.
“ Vi preghiamo,
fratelli, di avere riguardo per quelle che faticano tra voi, che vi fanno da
guida nel Signore e vi ammoniscono; trattateli con molto rispetto e amore, a
motivo del loro lavoro. Vi esortiamo,
fratelli, ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato,
sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti…Non spegnete lo Spirito” (1Tes 5,12-19).
I laici sono attori della pastorale nell’ambito loro
affidato e soggetti di pastorale da parte del parroco: né il parroco, né i suoi
cooperatori pensino di essere perfetti, devono continuamente crescere nella
fede e nell’amore di Dio, crescere insieme.
Il parroco e i laici impegnati rifiutino ogni pastorale
che miri soltanto alla formazione di pochi privilegiati trascurando di curarsi
degli altri.
Ogni azione pastorale deve essere mirata ad una pastorale
di popolo, deve arrivare a tutto il popolo, accompagnare la crescita di tutta
la comunità.
I diversi gruppi di preghiera, liturgia, giovani, sposi,
biblici, catechisti, di carità… il consiglio pastorale compreso, devono
comunicare con la comunità tutta, far pervenire il messaggio del loro pregare,
del loro riflettere, delle loro opere: la comunità va informata e investita.
Solo così la comunità crescerà, i lontani si
avvicineranno, i deboli diventeranno forti: ci sarà una vera comunità cristiana
che sarà riconosciuta da tutti al vedere come si amano.
“Una catechesi che coinvolge tutta la parrocchia, a sua
volta sconvolge la parrocchia e la costringe a rinnovarsi. Soltanto una
parrocchia sconvolta e rinnovata è in grado di fare catechesi” (don Tonino
Lasconi.)
Pastori e laici assieme.
“ I pastori
riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa;
si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro
degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di
azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere di propria
iniziativa…
Da questi familiari rapporti tra i laici e i pastori si
devono attendere molti vantaggi per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei
laici il senso della propria responsabilità, ne è favorito lo slancio e le loro
forze più facilmente vengono associate all’opera dei pastori.
E questi, aiutati
dall’esperienza dei laici, possono giudicare con più chiarezza e opportunità
sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i
suoi membri, compie con maggior efficacia la sua missione per la vita del
mondo” (Lumen gentium cap.4,37).
Tu, catechista,
operatore di catechesi, annunciatore di salvezza avrai
dei colleghi/e con cui spartire il lavoro, spartire non vuol dire arrangiarsi
ma lavorare insieme, aiutarsi a vicenda, pregare insieme, riflettere insieme,
formarsi insieme alla vita buona del vangelo.
Collabora col tuo parroco con fiducia e perseveranza,
parla dei problemi che incontri esigendo delle risposte; proponi e discuti con
lui e i colleghi cose concrete per migliorare la vostra attività pastorale;
evita le critiche inutili perché non portano da nessuna parte; prega, prega per
te, per i tuoi ragazzi, per il tuo parroco e per i tuoi colleghi, per i
genitori dei ragazzi; prega per tutta la comunità parrocchiale, per la sua
crescita. Prega assieme ai tuoi ragazzi…
Nella comunità esisteranno altri gruppi con altre
mansioni: non trascurarli ma collabora con essi mantenendo l’unità voluta da
Gesù, “che siano una cosa sola”; organizzate assieme al parroco delle giornate
di fraternità e di formazione che siano anche giornate di festa.
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