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martedì 2 aprile 2013

Le Sacre Scritture nella catechesi







La Sacra Scrittura, la Bibbia, è IL LIBRO, non è un sussidio,
 

è LA PAROLA,

  che deve essere annunciata, manifestata per essere trasferita nella vita di ognuno.


E’ il documento dell’annuncio della salvezza.







La catechesi è un incontro tra persone, bambini, ragazzi, giovani, adulti, sacerdoti, suore, catechisti…

 in cui si parla della vita, morte e risurrezione di Gesù. La sua vita coinvolge totalmente l’uomo che aderisce completamente non solo alla sua parola ma alla sua persona, alla sua totalità: uomo, Dio, figlio di Dio Padre.

Gesù, inviato dal Padre, nel momento storico ritenuto opportuno, viene per completare ciò che Dio aveva operato nei secoli a favore della sua creatura più preziosa, perché fatta a sua immagine e somiglianza: ridare all’umanità la possibilità di ritornare a Lui in modo definitivo.

Gesù insegnerà all’uomo tutto ciò che sarà necessario per raggiungere la felicità eterna nell’amore di Dio, senza abolire il passato storico delle rivelazioni di Dio all’uomo, ma completarlo con nuove rivelazioni.



Questa storia ci è stata trasmessa attraverso le scritture, le Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento, scritte da uomini, ma sotto l’ispirazione dello Spirito Santo per quell’afflato di verità che l’uomo deve in ogni tempo accettare se vuole seguire Dio.

Per tutti la Bibbia diventa punto di riferimento per la predicazione, incominciando dal Papa all’ultimo cristiano inviato ad annunciare le meraviglie di Dio; per la formazione di tutti perché in essa troviamo le leggi, la volontà di Dio per l’uomo, l’amore predicato da Gesù.

La Sacra Scrittura è l’anima, il “Libro” della vita cristiana, in particolare l’anima della catechesi.

La Sacra Scrittura, la Bibbia, è IL LIBRO, non un sussidio. E’ LA PAROLA che deve essere annunciata, manifestata nel contesto di verità rivelate per essere trasferita nella vita di ognuno.

E’ il documento dell’annuncio della salvezza.



“ Alla Scrittura la Chiesa si riconduce per il suo insegnamento, la sua vita e il suo culto; perciò, la Scrittura ha sempre il primo posto nelle varie forme del ministero della parola, come in ogni attività pastorale. Ignorare la Scrittura, sarebbe ignorare Cristo” (Rinn. Della catechesi, 105.)



Più che insegnamento è annuncio e testimonianza della vita di Gesù come da predicazione apostolica tramandata ininterrottamente fino ai nostri giorni. Abbiamo ricevuto dalle Sacre Scritture e dagli Apostoli quanto è necessario per la conoscenza, l’incremento della fede e per la santità della vita.

 “In questo contesto, momento vivo della Tradizione è ogni atto di catechesi, che dalla Tradizione e dalla Scrittura trae il suo messaggio e il suo metodo, per far crescere la comprensione e l’esperienza della fede. Per questo, la catechesi si ispira agli scritti dei Padri e al magistero, che attestano la vivificante presenza della Tradizione nella Chiesa” ( id.109).



Nella chiesa annunciamo Gesù il Redentore, morto in croce e risorto, non distaccato dalle Scritture, ma strettamente connesso ad esse.



 L’antico Testamento ci mostra l’opera di Dio dalla creazione fino alla venuta di Gesù, fattosi uomo come noi; ciò che Dio, introducendosi nella storia umana, ha fatto per l’uomo per ricuperarlo in vista della sua salvezza. Non direttamente Dio opera ma servendosi di altri uomini che parlano per Lui al popolo che Dio scelse per portare avanti il disegno di salvezza.



Conoscere questi avvenimenti, questi uomini inviati da Dio, il travaglio di un popolo ci preparano a meglio conoscere la nostra storia, ci predispongono a ricevere il nuovo messaggio della predicazione di Gesù, ci formano per continuare a tramandare ad altri le verità rivelate in Gesù, che a loro volta ripeteranno alla loro generazione.

In questo contesto bisogna inserire La Scrittura che ci è stata tramandata nella nostra vita cristiana. Non possiamo ignorarla ma ognuno secondo le proprie capacità deve avvicinarsi ad essa, ogni cristiano deve trasmetterla non solo a parole ma con l’esempio della sua vita per edificazione dei fratelli e come testimonianza per coloro che ancora non credono.


L’annuncio nella Chiesa


La parola di Dio è annuncio di vita eterna e di comunione, fratellanza tra i popoli e col Padre e con il Figlio suo Gesù.

 “ Vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi; quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col figlio suo Gesù Cristo” ( 1 Giov.1,2-3).



La Chiesa come comunità di credenti deve fare proprio questo annuncio senza tralasciare la sua storia antica, la storia del rapporto che Dio ha voluto incominciare e poi continuare con l’uomo.

Conoscere questa storia è scoprire l’amore di Dio per noi: come possiamo amare Dio se non lo conosciamo? Come possiamo comunicarlo ad altri? Gli esempi degli uomini vissuti prima di noi, di coloro che hanno detto sì al Signore saranno per noi esempio e stimolo, ci prepareranno meglio a ricevere e seguire Gesù.



 “Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (Giov.1,3), offre agli uomini una perenne testimonianza di sé nelle cose create ( Rom.1,19-20).



Inoltre, ” volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori.

Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza perseverando nelle opere di bene.

A suo tempo chiamò Abramo, per fare di lui un popolo numeroso; dopo i patriarchi ammaestrò questo popolo per mezzo di Mosè e dei profeti, affinché lo riconoscessero come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stesse in attesa del salvatore promesso.

In tal modo preparò i secoli la via al Vangelo” ( Lumen Gentium 1,3).



Molti secoli saranno raccontati in questa storia in cui Dio comunica all’uomo la sua volontà per convincerlo della sua esistenza, della sua bontà e onnipotenza e di conseguenza venire accettato.



Si capiranno meglio tutti questi interventi di Dio, quando arriva in mezzo a noi il Figlio di Dio, Gesù. Il popolo ebreo, popolo di Dio, si era mostrato debole, incapace di riconoscere l’amore di Dio per lui: Dio era onnipotente perché pronto a intervenire per il suo popolo, misericordioso perché sempre disponibile al perdono. Il popolo ebreo si sentiva amato da Dio per le meraviglie che operava, ma fu incapace di ricambiare l’amore del suo Dio.



Lumen Gentium 1,4 “ Dio, che aveva già parlato a più riprese e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato per mezzo del Figlio” (Eb.1,1-2).

Mandò infatti il Figlio suo, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio…porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre…porta a perfetto compimento la rivelazione e la conferma con la testimonianza divina, cioè manifestando che Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e per risuscitarci alla vita eterna” ( Lumen Gentium 1,4).



La Chiesa, voluta da Gesù, rimane fedele al mandato ricevuto: “ Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20).



La vita nella Chiesa

La Chiesa oltre ad annunciare il Vangelo rende culto di fede a Dio nelle varie chiese sparse ormai in tutto il mondo a comunità riunite, quale nuovo popolo di Dio.
Si alimenta oltre che con la Parola con i mezzi che Gesù volle, i sacramenti.
Frutto immediato della nostra fede sono le opere che manifestano il nostro vivere in Dio messo a disposizione dei fratelli, significanti amore, restituzione, testimonianza.



La comunità

Tutti i credenti in Gesù formano il popolo di Dio in cammino verso una meta stabilita, unica per tutti coloro che osservano ciò che Gesù ha comandato. Tutti hanno il compito in base ai doni e carismi ricevuti di annunciare Gesù, trasmettere ad altri la fede, l’amore che ci guida, in modo che arrivi a quelli che verranno dopo di noi.
Questo comunicare, trasmettere, annunciare avviene di solito presso le comunità, chiese locali nelle diverse occasioni di liturgia, di attività proprie: la catechesi diventa mezzo indispensabile per una comunità di credenti viva, partecipe, capace di rinnovo e crescita.

La catechesi

 attenta alle esigenze e condizioni umane ha il compito nella Chiesa di trasmettere fedelmente ciò che le Scritture insegnano, la tradizione ha tramandato, fomentando la comunione tra i fedeli e i ministri preposti, papa, vescovi, sacerdoti uniti come Corpo unico di Gesù.


 “Gesù, che è all’inizio e al centro della storia della salvezza, ne è dunque la conclusione e il fine. La Chiesa, sua Sposa, mossa dallo Spirito Santo, ne attende e ne invoca il ritorno: “Vieni, Signore Gesù”.
 Chi fa catechesi alimenta instancabilmente quest’attesa e questa preghiera, che predispone, nella carità dello Spirito, al “nostro adunarci con Cristo” e al beatificante possesso finale di Dio” (Rinnov. Catechesi 101).

A questo punto possiamo chiederci: Conosciamo le Sacre Scritture?

Le conosciamo e le abbiamo interiorizzate in modo da trasmetterle ad altri e dare testimonianza di quello che diciamo?



In una intervista di Umberto De Vanna alla signora Raffaella Capetti, esperta in catechesi biblica ha detto:

Crede che i catechisti siano generalmente preparati a usare la Bibbia nella catechesi? Che cosa proporrebbe al riguardo?



«Ci sono catechisti preparati a fare catechesi con la Bibbia e altri che non lo sono», ma l'ignoranza della Bibbia per noi cattolici ha radici lontane».
Ci si deve intendere su ciò che significa «preparati a usare la Bibbia in catechesi». Ci riferiamo alla lettura della Bibbia, alla riflessione e allo scambio di parola nella comunità cristiana? Oppure alla conoscenza esegetica, a quella dei contesti e dei generi letterari?



“Certamente un minimo di conoscenza di questo genere è necessaria, ma più di tutto lo è la familiarità con i testi e l’impegno personale nello scambio di parola sui testi, nell’interrogarli e interrogarsi di fronte a essi. Questo è il tirocinio indispensabile a chi voglia proporre una catechesi biblica, e per quanto ci riguarda, noi intendiamo evitare che un catechista possa rivolgersi a un gruppo di bambini, di ragazzi o di adulti senza essersi adeguatamente preparato in un «gruppo di catechisti». Riteniamo, anzi, che un frutto della Catechesi biblica simbolica sia proprio la formazione dei catechisti che, per primi, memorizzano le storie della Bibbia e le approfondiscono in gruppo fino alla preghiera.


“Non è possibile per un catechista, per quanto preparato, incominciare a fare catechesi biblica in solitudine: è indispensabile formarsi in un gruppo opportunamente guidato, sia dal punto di vista biblico che da quello pedagogico. Proprio per questo da noi chi fa Catechesi biblica simbolica passa attraverso un’informazione e una formazione iniziali, seguiti da incontri mensili in gruppi in cui i catechisti si preparano e approfondiscono la formazione accompagnati e guidati da persone esperte e preparate”.



Non possiamo pretendere di fare catechesi non conoscendo e avendo fatto nostro il dialogo che da secoli Dio fa con l’uomo.

Inoltre è da tenere presente che una vera formazione biblica non dipende da una interpretazione personale, da uno studio personale anche se accurato, ma tenendo conto dell’insegnamento del magistero della Chiesa, accompagnato dalla preghiera allo Spirito Santo, datore di discernimento delle cose di Dio.




Per finire una preghiera di Sant’Ilario vescovo, padre della Chiesa che ci potrà essere di aiuto in alcuni momenti del nostro cammino:



Dal «Trattato sulla Trinità» di sant’Ilario, vescovo.



“Io sono consapevole che tu, o Dio Padre Onnipotente, devi essere il fine principale della mia vita, in maniera che ogni mia parola, ogni mio sentimento, esprima te.

L’esercizio della parola, di cui mi hai fatto dono, non può avere ricompensa più ambita che quella di servirti facendoti conoscere, di mostrare a questo mondo che ti ignora o all’eretico che ti nega, che tu sei Padre, Padre cioè dell’Unigenito Dio.

Questo solo è il fine che mi propongo. Per il resto bisogna invocare il dono del tuo aiuto e della tua misericordia, perché tu col soffio del tuo Spirito possa gonfiare le vele della nostra fede e della nostra lode e guidarci sulla rotta della proclamazione intrapresa. Non viene meno infatti alla sua parola colui che ci ha fatto questa promessa: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7, 7).







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