DISCEPOLI O CONDISCEPOLI?
La domanda sembra anche stavolta retorica. Eppure rimanda ad
una alternativa non
del tutto rara nel pensiero e nell’esperienza di tanti
credenti. Fin troppo facile è cedere ad un
senso solitario, individualistico dell’essere cristiani,
salvo poi accostarvi un po’
estrinsecamente l’appartenenza alla Chiesa, come una sorta
di condizione successiva
all’essere diventati cristiani, una specie di iscrizione
facoltativa ad un club, ad una congrega di
elezione o, meglio, secondo gradimento. La verità è che
un discepolo di Gesù è veramente tale
se nasce al discepolato con altri, se vive e cammina con
altri discepoli. Il vero discepolo di
Cristo ha condiscepoli e si fa condiscepolo.
L’esperienza paolina è significativa in tal senso. Ciò che
capita a Paolo è esemplare per
tutti noi. Infatti, secondo il racconto del libro degli
Atti, è il Signore stesso a invitare, inviare e
condurre Paolo verso la comunità cristiana già esistente
(cf. At 9,6; 22,10). Come a dire che
non c’è iniziativa dall’alto senza incontro terreno; non può
esserci incontro con il Signore, o
meglio del Signore con noi, che non conduca prontamente e
necessariamente all’incontro
fraterno – nel senso della fraternità della fede – fra di
noi.
Proprio vero che giungere alla fede ed entrare a far parte
della Chiesa sono quasi la stessa cosa, si appartengono l’un l’altro.
La comunità cristiana non è esteriore alla relazione
personale con Dio instaurata nella fede. La
Chiesa appartiene alla struttura costitutiva della nostra
fede tanto quanto la nostra fede ci
inserisce, ci rende appartenenti alla Chiesa.
Questo legame di reciprocità non è una figura astratta, una
entità immaginaria; al
contrario si incarna in volti concreti, in rapporti reali.
Il Signore che chiama Paolo, interpella
nello stesso tempo Anania. Il Signore precede Paolo
nell’incontro con Anania e prepara
quest’ultimo a incontrare Paolo, che ha riempito della luce
della sua rivelazione.
Il rinvio alla Chiesa, alla comunità cristiana con i suoi
volti e le sue figure concrete, è una sorta di
controprova che la chiamata viene veramente da Dio, e non è
una fatua emozione interiore.
Perché quando il Signore chiama lo fa anticipando i nostri
passi e preparando i nostri incontri.
Le figure che sono riferimento nella comunità cristiana
svolgono diverse funzioni in
relazione al cammino del nuovo discepolo: sottopongono ad un
discernimento, aiutano a
leggere la volontà di Dio su di lui, preparano, sostengono e
accompagnano con la preghiera,
ammettono alla vita della Chiesa con i sacramenti, primo fra
tutti il battesimo, seguono nei
primi passi dell’impegno ecclesiale e dell’azione
missionaria, proteggono nei momenti difficili
(cf. At 9,10-30; 22,12-16), accreditano presso la
comunità quando necessario, come fa
Barnaba per Paolo (cf. At 9,27-28).
Il cammino storico della fede cristiana ha conosciuto una
evoluzione e una
articolazione delle forme in cui si è presentato il
discepolo che accompagna, a cominciare dal
ministro ordinato che celebra i sacramenti e annuncia
autorevolmente la Parola, a continuare
con quelli che affiancano in vario modo, soprattutto con
quella figura designata variamente
come padre, guida, direttore, accompagnatore spirituale.
Tutta esperienza di vita cristiana che
ci dice come abbiamo bisogno di un confronto costante con
qualche fratello o sorella perché il
nostro sia davvero un cammino credente dietro a Gesù.
Sta qui uno dei sensi fondamentali della Chiesa nel suo
insieme: strapparci al nostro
solipsismo, al nostro isolamento, alla pretesa
autosufficienza, per aprirci e accogliere
veramente la chiamata e la presenza di Dio, la sua salvezza
in Gesù, e imitarlo realizzando in
noi il movimento di uscita da se stessi per diventare noi
stessi nell’atto di donarci per amore a
lui e ai fratelli. La fraternità nella Chiesa è un
contrassegna formidabile e fondamentale della
autenticità della nostra fede e della qualità della nostra
vita comune. Lasciarci aiutare e
dedicarci ad aiutare gli altri per incontrare personalmente
e insieme il Signore che illumina,
salva, fa strada davanti a noi e invia dinanzi a sé: questa
è la lezione permanente del
“condiscepolato” cristiano.
✠ Mariano Crociata
Vescovo
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