A un anno di distanza della visita di papa Francesco a
Lampedusa, continuano le stragi nel mare, aumentano i soliti barconi con
centinaia di uomini a bordo, si pensa a nuovi centri di accoglienza. Tutto
questo fa male alla sensibilità umana e cristiana,ma non tutti la pensano così
e Ci sarebbe da gridare ancora una volta: VERGOGNA!!
Vergogna Europa, ricca e opulenta, egoista e potente, ma
impotente, insensibile alle sofferenze umane. Quando si indurisce il cuore,
l’anima vola, non c’è più e questo vale per tutti credenti e non credenti:
senza cuore, senza sensibilità per i fratelli diventiamo degli assassini.
Propongo alla sensibilità di tutti questo articolo di Lorena
Bianchetti pubblicato in A SUA IMMAGINE
Visto da me
Per una cultura dell’incontro
di Lorena Bianchetti
Un anno fa Papa Francesco visitava Lampedusa. Ricordo quel
giorno: guardai la diretta
in televisione con un foglio in mano e una penna per
seguire, anche professionalmente,
il suo discorso, ma le sue parole furono così dirompenti e
tremendamente vere da non avere
bisogno di appunti per ricordarle.
Arrivarono dritte,
descrivendo con nome e cognome quella globalizzazione dell’indifferenza
incapace di farci sentire l’altro. “La cultura del benessere, che ci porta a
pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri” e quelle
bolle di sapone “che sono belle, ma non sono nulla, che sono l’illusione del
futile, del provvisorio” ci hanno anestetizzato così tanto il cuore da farci
girare dall’altra parte alla vista di un fratello mezzo morto sul ciglio della
strada.
Non sappiamo più piangere per l’altro, non sappiamo
ascoltare più il grido e il lamento dell’altro e spesso riusciamo, con
ipocrisia, a liquidare la notizia al telegiornale della morte di un immigrato
con l’espressione “poverino”.
La sofferenza dell’altro non è affare nostro e anzi
distoglie dalla corsa malata a un potere
che vuole gongolare sempre più un narcisismo imperante
piuttosto che servire. “Parole dure,
come cazzotti”, così definiva Gian Antonio Stella quanto
detto da Papa Francesco all’indomani della visita a Lampedusa nell’editoriale
del Corriere della sera.
E quella richiesta di
perdono ai morti nel mare è stato uno schiaffo alle coscienze di
chi deve collaborare perché il Mediterraneo, da culla di
civiltà, non diventi un cimitero. Nessun
paese può affrontare il fenomeno migratorio da solo, serve
collaborazione tra gli stati e i media che, come scrisse il papa nella giornata
del rifugiato, sono chiamati a smascherare quegli
stereotipi che non informano correttamente.
Sono testimonial dell’Unhcr, (Alto
commissariato Onu per i rifugiati), sento particolarmente questo
argomento: tutte le persone che lasciano il proprio paese scappano dalla morte
per cercare una nuova vita uccisa, quando va bene, dal pregiudizio,
dall’indifferenza e dall’emarginazione.
A Lampedusa si lavora tanto, con il cuore, per accogliere
questi fratelli ma la gente del
posto non può essere lasciata sola. Serve l’impegno di tutti
per fare in modo che la
cultura dello scarto, prodotta dal relativismo
caratterizzante questo nostro periodo storico,
sia ribaltata e trasformata nella cultura dell’incontro e
dell’amore.
Lorena Bianchetti, giornalista e conduttrice televisiva
«Dov’è tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà – e le loro voci salgono fino a Dio. E un’altra volta a voi, abitanti di Lampedusa, ringrazio per la solidarietà! Ho sentito recentemente uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui, sono passati per le mani dei trafficanti, quelli che sfruttano la povertà degli altri; queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto. E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue?
DAL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
«Dov’è tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà – e le loro voci salgono fino a Dio. E un’altra volta a voi, abitanti di Lampedusa, ringrazio per la solidarietà! Ho sentito recentemente uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui, sono passati per le mani dei trafficanti, quelli che sfruttano la povertà degli altri; queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto. E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
«Dov’è tuo fratello?» Chi è il responsabile di questo sangue?
DAL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
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