I figli sono dono di Dio, educare è cosa del
cuore
Propongo questa lettera in oggetto
in due puntate per dare adito alla riflessione. E' una lettera indirizzata ai
genitori, catechisti/e e operatori di catechesi, lettera che vuole aprire la
strada per un dialogo con i genitori e avvertire la loro importanza
nell'educazione religiosa dei figli. Forse potremo apprendere anche come
parlare ai genitori...
La lettera risale a qualche anno fa ma la ritengo ancora attuale anche perché, da quello che so, in questi ultimi cinque anni si è fatto molto poco con le famiglie
La lettera risale a qualche anno fa ma la ritengo ancora attuale anche perché, da quello che so, in questi ultimi cinque anni si è fatto molto poco con le famiglie
Prima parte - Lettera del vescovo di Pinerolo Mons. Pier Giorgio
Debernardi ai genitori , educatori nel cammino dell’Iniziazione Cristiana dei
figli
Carissimi mamma e papà,
Con questa lettera mi pare di
bussare alla porta della vostra casa e di sentirmi invitato ad entrare
per condividere le vostre gioie e
le vostre fatiche. Sono contento di incontrarmi con voi.
Anzi vorrei moltiplicare le
occasioni di dialogo amico e fraterno.
So che avete dei bambini oppure dei
ragazzi che intendete educare nella fede. Penso sia una scelta
che avete maturato insieme. Ne
sono contento. Se la vostra famiglia è interconfessionale è indispensabile che
sviluppiate una educazione cristiana con genuino spirito ecumenico.
Vi posso assicurare che avete
intrapreso un percorso di felicità che ha la sua sorgente nel Vangelo.
I vostri figli sono dono di Dio
Di una cosa dovete essere certi,
carissimi genitori, i vostri figli sono una benedizione di Dio.
Diventare papà e mamma è una
esperienza meravigliosa che cambia radicalmente la vita. Penso alla
gioia che avete provato quando
avete stretto per la prima volta tra le vostre braccia un figlio o una
figlia, vedendo riflessa nei loro
lineamenti parte di voi stessi. Sono emozioni intensissime, difficilmente narrabili.
Voi li amate, e tanto, ma ancora
di più li ama Dio. La vita è un suo dono meraviglioso, e voi l’avete
accolta con generosità e gioia. Il
loro affetto e la loro esuberanza sono la cifra della vostra felicità.
Nella loro voce, nel loro sorriso,
nel loro pianto, voi potete leggere ed interpretare tutte le gioie, le speranze
e le sofferenze del mondo.
Educare è cosa del cuore
Generare è dono e responsabilità.
Educare è come un nuovo “parto” che esige competenza, dolcezza, fortezza e fiducia.
San Leonardo Murialdo era solito affermare che “quello dell’educatore è il
mestiere più difficile”. Unisce
insieme gioia e trepidazione,vigilanza e perseveranza. Immagino le
soddisfazioni che avete già
provato e continuate a sperimentare nel vedere crescere i vostri figli, ma
nello stesso tempo sono anche
consapevole delle difficoltà e paure che avete già sofferto e ancora
incontrerete.
Non scoraggiatevi. Educare è
un’arte che si apprende facendo, osservando e studiando le loro
reazioni. L’educazione ha una
qualità senza confronti: “è cosa del cuore”. Così diceva un educatore
che la sapeva lunga, don Bosco. Ma
aggiungeva anche: “Noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se
Dio non ce ne insegna l’arte e non
ce ne mette in mano le chiavi”.
Il cuore vi fa sognare grandi
traguardi per i vostri figli. Non dimenticate, però, che il vero successo
nella vita dipende dai valori che
voi siete capaci di trasmettere, come la fiducia, l’onestà, la laboriosità, l’amicizia,
il rispetto, il sacrificio, la sincerità e i gesti concreti di solidarietà.
Sono tutte realtà belle che arricchiscono e rendono il nostro vivere pienamente
umano. Per questo occorre dedicare tempo per i figli, parlando e dialogando con
loro.
Hanno bisogno di voi, delle vostre
parole e della vostra attenzione. Bisogna amarli e renderli capaci
di amare.
Trasmettere la fede
Quando avete celebrato il Battesimo del vostro bambino, il
parroco vi ha posto questa domanda:
“Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?”. Avete risposto:
“Il Battesimo”. Poi ha aggiunto: “Chiedendo il Battesimo per il vostro figlio
voi vi impegnate a educarlo nella fede … Siete consapevoli di questa
responsabilità?”. Voi avete detto, spero con convinzione, “Sì.
Il Battesimo è il dono più bello del cuore di Dio, porta
con sé la luce e la gioia della fede, che ci fa
intuire quanto Egli ci ama e come è capace di trasformare la
nostra vita, aiutandoci a superare ogni
forma di egoismo per vivere nella logica della gratuità e
dell’amore.
Questo dono è affidato alla vostra responsabilità e voi ne
siete i primi custodi e testimoni. È un compito impegnativo ma certamente ricco
di promesse.
Non è mai delegabile, in particolare nei primi anni di vita
dei vostri figli. Siete voi che dovete narrare loro chi è Gesù e le realtà
belle che ci ha proposto; egli ha vissuto la sua esistenza amando e perdonando,
perché anche noi facciamo lo stesso.
Man mano che crescono, i vostri figli dovranno vedere in
voi dei testimoni che cercano di vivere il
più possibile, in famiglia e nella società, ciò in cui credono.
Senza di voi è difficile trasmettere la fede.
Intuisco una vostra difficoltà. Voi dite: “Come possiamo
fare questo da soli?” Io vi rispondo: “La
vostra parrocchia non vi lascia soli. Parroco e catechisti
vogliono mettersi al vostro fianco ed aiutarvi in questo compito così
importante”.
Certamente in qualche famiglia vi sono delle ferite. Forse
anche tra voi due l’unità si è un po’
incrinata, se non addirittura infranta. Nonostante questa
dolorosa esperienza, non dovete dimenticare che la Chiesa vi comprende, vi
accoglie e vi è vicina nel compito educativo. Non abdicate alla missione più
importante per una mamma e un papà.
Ora vengo al perché di questa lettera
La nostra diocesi in questi anni è come un “cantiere” dove
si stanno progettando dei nuovi cammini
di educazione alla fede. Lo stesso avviene in tante altre diocesi. Anche i vescovi
italiani hanno
scritto una bella lettera che ha per titolo Educare alla
vita buona del Vangelo che incoraggia e
sostiene il lavoro che abbiamo iniziato.
Voi mi direte: “Ma non è sufficiente fare come abbiamo
sempre fatto?”
La risposta potrebbe essere assai articolata, ma preferisco
rispondere con poche parole. È il tessuto culturale e sociale attorno a noi che
è molto cambiato. Un tempo nelle nostre famiglie si respirava
una atmosfera cristiana, si sentiva forte l’appartenenza alla
propria parrocchia. Oggi non è più così. Anche voi ve ne sarete accorti. Ci
sono tante persone che si dicono “senza religione”, c’è un crescente
analfabetismo religioso, c’è indifferenza verso le domande sul senso della
vita. Vi sono
molti che non credono più in Dio o si fabbricano un dio
secondo i propri gusti. Soprattutto la mentalità comune è lontana dai valori
che il Vangelo ci propone. Siamo ritornati un po’ tutti “pagani”. Dio non entra
più nelle scelte della nostra vita.
Occorre ritornare a vivere il Vangelo nella vita quotidiana,
aiutando ogni famiglia a percepire la
sua vocazione di essere “culla” della fede.
Vi voglio, dunque, parlare dei progetti che stiamo
preparando e che vi coinvolgeranno più attivamente, perché senza di voi, papà e
mamma, la catechesi ai vostri figli è infruttuosa.
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