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venerdì 27 marzo 2015

Genitori, catechisti: educare è cosa del cuore




I figli sono dono di Dio, educare è cosa del cuore


Propongo questa lettera in oggetto in due puntate per dare adito alla riflessione. E' una lettera indirizzata ai genitori, catechisti/e e operatori di catechesi, lettera che vuole aprire la strada per un dialogo con i genitori e avvertire la loro importanza nell'educazione religiosa dei figli. Forse potremo apprendere anche come parlare ai genitori...
La lettera risale a qualche anno fa ma la ritengo ancora attuale anche perché, da quello che so, in questi ultimi cinque anni si è fatto molto poco con le famiglie

Prima parte - Lettera del vescovo di Pinerolo Mons. Pier Giorgio Debernardi ai genitori , educatori nel cammino dell’Iniziazione Cristiana dei figli


Carissimi mamma e papà,

Con questa lettera mi pare di bussare alla porta della vostra casa e di sentirmi invitato ad entrare
per condividere le vostre gioie e le vostre fatiche. Sono contento di incontrarmi con voi.
Anzi vorrei moltiplicare le occasioni di dialogo amico e fraterno.
So che avete dei bambini oppure dei ragazzi che intendete educare nella fede. Penso sia una scelta
che avete maturato insieme. Ne sono contento. Se la vostra famiglia è interconfessionale è indispensabile che sviluppiate una educazione cristiana con genuino spirito ecumenico.
Vi posso assicurare che avete intrapreso un percorso di felicità che ha la sua sorgente nel Vangelo.

I vostri figli sono dono di Dio

Di una cosa dovete essere certi, carissimi genitori, i vostri figli sono una benedizione di Dio.
Diventare papà e mamma è una esperienza meravigliosa che cambia radicalmente la vita. Penso alla
gioia che avete provato quando avete stretto per la prima volta tra le vostre braccia un figlio o una
figlia, vedendo riflessa nei loro lineamenti parte di voi stessi. Sono emozioni intensissime, difficilmente narrabili.
Voi li amate, e tanto, ma ancora di più li ama Dio. La vita è un suo dono meraviglioso, e voi l’avete
accolta con generosità e gioia. Il loro affetto e la loro esuberanza sono la cifra della vostra felicità.
Nella loro voce, nel loro sorriso, nel loro pianto, voi potete leggere ed interpretare tutte le gioie, le speranze e le sofferenze del mondo.

Educare è cosa del cuore

Generare è dono e responsabilità. Educare è come un nuovo “parto” che esige competenza, dolcezza, fortezza e fiducia. San Leonardo Murialdo era solito affermare che “quello dell’educatore è il
mestiere più difficile”. Unisce insieme gioia e trepidazione,vigilanza e perseveranza. Immagino le
soddisfazioni che avete già provato e continuate a sperimentare nel vedere crescere i vostri figli, ma
nello stesso tempo sono anche consapevole delle difficoltà e paure che avete già sofferto e ancora incontrerete.
Non scoraggiatevi. Educare è un’arte che si apprende facendo, osservando e studiando le loro
reazioni. L’educazione ha una qualità senza confronti: “è cosa del cuore”. Così diceva un educatore
che la sapeva lunga, don Bosco. Ma aggiungeva anche: “Noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se
Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi”.
Il cuore vi fa sognare grandi traguardi per i vostri figli. Non dimenticate, però, che il vero successo
nella vita dipende dai valori che voi siete capaci di trasmettere, come la fiducia, l’onestà, la laboriosità, l’amicizia, il rispetto, il sacrificio, la sincerità e i gesti concreti di solidarietà. Sono tutte realtà belle che arricchiscono e rendono il nostro vivere pienamente umano. Per questo occorre dedicare tempo per i figli, parlando e dialogando con loro.
Hanno bisogno di voi, delle vostre parole e della vostra attenzione. Bisogna amarli e renderli capaci
di amare.

Trasmettere la fede

Quando avete celebrato il Battesimo del vostro bambino, il parroco vi ha posto questa domanda:
“Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio?”. Avete risposto: “Il Battesimo”. Poi ha aggiunto: “Chiedendo il Battesimo per il vostro figlio voi vi impegnate a educarlo nella fede … Siete consapevoli di questa responsabilità?”. Voi avete detto, spero con convinzione, “Sì.
Il Battesimo è il dono più bello del cuore di Dio, porta con sé la luce e la gioia della fede, che ci fa
intuire quanto Egli ci ama e come è capace di trasformare la nostra vita, aiutandoci a superare ogni
forma di egoismo per vivere nella logica della gratuità e dell’amore.
Questo dono è affidato alla vostra responsabilità e voi ne siete i primi custodi e testimoni. È un compito impegnativo ma certamente ricco di promesse.
Non è mai delegabile, in particolare nei primi anni di vita dei vostri figli. Siete voi che dovete narrare loro chi è Gesù e le realtà belle che ci ha proposto; egli ha vissuto la sua esistenza amando e perdonando, perché anche noi facciamo lo stesso.

Man mano che crescono, i vostri figli dovranno vedere in voi dei testimoni che cercano di vivere il
più possibile, in famiglia e nella società, ciò in cui credono. Senza di voi è difficile trasmettere la fede.
Intuisco una vostra difficoltà. Voi dite: “Come possiamo fare questo da soli?” Io vi rispondo: “La
vostra parrocchia non vi lascia soli. Parroco e catechisti vogliono mettersi al vostro fianco ed aiutarvi in questo compito così importante”.
Certamente in qualche famiglia vi sono delle ferite. Forse anche tra voi due l’unità si è un po’
incrinata, se non addirittura infranta. Nonostante questa dolorosa esperienza, non dovete dimenticare che la Chiesa vi comprende, vi accoglie e vi è vicina nel compito educativo. Non abdicate alla missione più importante per una mamma e un papà.

Ora vengo al perché di questa lettera

La nostra diocesi in questi anni è come un “cantiere” dove si stanno progettando dei nuovi cammini
di educazione alla fede. Lo stesso avviene in tante altre diocesi. Anche i vescovi italiani hanno
scritto una bella lettera che ha per titolo Educare alla vita buona del Vangelo che incoraggia e
sostiene il lavoro che abbiamo iniziato.
Voi mi direte: “Ma non è sufficiente fare come abbiamo sempre fatto?”
La risposta potrebbe essere assai articolata, ma preferisco rispondere con poche parole. È il tessuto culturale e sociale attorno a noi che è molto cambiato. Un tempo nelle nostre famiglie si respirava
una atmosfera cristiana, si sentiva forte l’appartenenza alla propria parrocchia. Oggi non è più così. Anche voi ve ne sarete accorti. Ci sono tante persone che si dicono “senza religione”, c’è un crescente analfabetismo religioso, c’è indifferenza verso le domande sul senso della vita. Vi sono
molti che non credono più in Dio o si fabbricano un dio secondo i propri gusti. Soprattutto la mentalità comune è lontana dai valori che il Vangelo ci propone. Siamo ritornati un po’ tutti “pagani”. Dio non entra più nelle scelte della nostra vita.
Occorre ritornare a vivere il Vangelo nella vita quotidiana, aiutando ogni famiglia a percepire la
sua vocazione di essere “culla” della fede.
Vi voglio, dunque, parlare dei progetti che stiamo preparando e che vi coinvolgeranno più attivamente, perché senza di voi, papà e mamma, la catechesi ai vostri figli è infruttuosa.

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