Genitori: Che cosa vi chiede la vostra parrocchia
quando presentate i vostri figli per il catechismo?
- Lettera del vescovo di Pinerolo ai
genitori , educatori nel cammino dell’Iniziazione Cristiana dei figli
Terza parte:
Come vedete non è possibile educare
i figli nella fede senza un serio coinvolgimento dei genitori:
senza mamma e papà non c’è
catechesi o, comunque, si tratta di una catechesi zoppa, perché
priva di una parte fondamentale. Non
basta la comunità cristiana, occorre la famiglia. Tra
la parrocchia e la famiglia si deve
stabilire un’autentica “alleanza educativa”.
Non so se è il vostro caso, ma ho
già incontrato numerosi genitori a cui interessa solamente la data
della Prima Comunione e della
Cresima. Trovano troppo pesante, forse perché non comprendono,
quello che il parroco propone loro,
soprattutto il coinvolgimento nel cammino educativo dei figli.
Vengono anche da me a lamentarsi.
Ciò che chiede il vostro parroco, anzi la Chiesa attraverso di lui, non è una
pretesa arbitraria. Egli ha il dovere di aiutarvi a rendervi conto che,
desiderando
ricevere i sacramenti, voi chiedete
molto di più, domandate che i vostri figli siano introdotti
nella comunità cristiana ed entrino
in un vero rapporto con Gesù Cristo.
Essi diventano membra del suo
Corpo; sono come tralci uniti alla Vite; sono come pietre vive che formano un
bell’edificio, di cui Lui è la pietra angolare.
Per questo voi siete chiamati a
svolgere un ruolo primario nella educazione della fede dei vostri
figli; compito che non potete
delegare né demandare ad altri. Chiedendo il Battesimo per i vostri
figli, vi siete impegnati a
educarli cristianamente.
Forse qualcuno di voi mi dirà: “È
difficile fare questo. Mi sono allontanato dalla Chiesa da parecchio tempo. Che
cosa posso dire ai miei figli?”
Oppure: “L’orario di lavoro è
stressante. Il tempo libero è poco. Non possiamo impegnarci in ciò che il
nostro parroco ci chiede”.
Innanzitutto non dovete
scoraggiarvi. L’esperienza mi dice che molti genitori hanno riscoperto
la fede facendo un cammino con i loro
figli. Spesso pensavano alla Chiesa come ad una grande istituzione lontana dai
problemi della gente. Ora si accorgono che è come una casa dalle porte sempre
aperte per tutti. Hanno capito che la vita della parrocchia è fatta di
vicinanza, condivisione, amicizia e solidarietà.
Spero sia così anche per voi. Nel
momento in cui vi incontrate con il vostro parroco per “iscrivere” il vostro
bambino a catechismo potete manifestare a lui le vostre difficoltà, anche
quelle relative al vostro orario di lavoro. Con buona volontà si possono
trovare soluzioni soddisfacenti.
Ciò che è importante è giungere a
comprendere e rispettare il senso vero e profondo che è sotteso
alla richiesta del sacramento.
Questo avviene se c’è un significativo impegno da parte vostra nell’aiutare il
vostro bambino a fare esperienza di vita cristiana, mettendovi in gioco e
accompagnandolo nella bella scoperta di essere discepolo e amico di Gesù
.
Diversi genitori, prima titubanti
ma poi convinti della necessità di accompagnare il cammino di
fede dei loro figli, sono diventati
entusiasti protagonisti di questo nuovo modo di fare catechismo, rendendosi
sempre più presenti in parrocchia ed allacciando belle amicizie con altre
famiglie, e vivendo poi con queste momenti di riflessione e di approfondimento.
La fede, come aria che si respira e pane
che nutre
• I catechisti, insieme al parroco, si mettono al vostro
fianco per condividere le vostre stesse speranze e difficoltà nel vivere la
parola del Vangelo.
Vogliono soprattutto essere partecipi delle vostre attese
perché sta loro a cuore la crescita umana e
cristiana dei vostri figli. Ma non dovete dimenticare che
siete voi “i primi maestri della fede”.
Comprendete, dunque, che la catechesi rinnovata chiede non
solo di partecipare ad alcune iniziative
organizzate dalla parrocchia; sarebbe già una bella cosa, ma
certamente non sufficiente. La catechesi, lo abbiamo ormai imparato, non è solo
comunicazione di nozioni, ma soprattutto esperienza di vita.
Nessuno meglio di voi, mamma e papà, può dare ai vostri figli un’impronta che
rimane nel tempo. Essi sono come cera molle che può essere
plasmata comunicando valori per educarli alla vita buona del Vangelo.
Se mi domandate: “Come si trasmette la fede?” Vi rispondo
così: “Si respira in casa dal vostro modo di vivere e diventa nutrimento, come
buon pane casareccio, attraverso i vostri esempi”. Un tempo bastava il
catechismo fatto con periodiche lezioncine, oggi non è più così.
In tante famiglie la fede è come un vestito che si mette
solo in alcune circostanze e poi si toglie e si
ripone nell’armadio. Non serve a nulla, né incide nella
vita. Bisogna ritornare a far diventare la fede
– prendo a prestito due parole del Vangelo – luce che
illumina e sale che da sapore. Son sicuro che
accompagnando i vostri figli nella scoperta di Gesù e della
sua Parola gusterete anche voi con loro,
come se fosse la prima volta, la gioia di essere cristiani.
La vostra casa come una “piccola chiesa”
• Nella catechesi, i vostri figli imparano ad ascoltare la
Parola di Dio perché la Bibbia è il “Libro”
per eccellenza, non è un sussidio. Si diventa Cristiani
ascoltando e mettendo in pratica la Parola
contenuta in questo Libro. Ma è soprattutto in casa che i
ragazzi possono vedere la Parola testimoniata nelle vostre quotidiane scelte di
vita.
Giovanni Paolo II, che il 1° maggio sarà dichiarato beato,
affermava che l’esempio offerto in famiglia precede, accompagna
ed arricchisce ogni altra forma di catechesi. Sono parole
forti ed impegnative.
Per questo, oggi, si sente molto l’esigenza di passare,
soprattutto con i più piccoli, da una catechesi
gestita da “esperti” a una catechesi sviluppata dalla
famiglia stessa.
È in casa con voi che i vostri bambini devono fare la prima
esperienza di preghiera: il segno della
croce, le orazioni del mattino e della sera, il Padre
Nostro, l’Ave Maria; vedere la presenza di qualche simbolo di fede, come il
crocifisso, l’immagine della Vergine Maria e di qualche Santo...
Molto importante è il modo con cui voi vivete la domenica
e le feste cristiane. È un tempo reso
gioioso dall’incontro con il Signore nella celebrazione
della Messa e dallo stare insieme tra di voi,
con i vostri anziani e i vicini, andando a visitare qualche
persona malata, impegnandovi in qualche
gesto di solidarietà. In questo contesto diventa facile e
credibile avviare i piccoli al senso dell’accoglienza, della condivisione e del
perdono.
Passo dopo passo
• Per far passare e maturare in tutti queste idee e per
concretizzarle in un progetto condiviso e
realizzabile è necessario che genitori, parroco e catechisti
si incontrino per un dialogo ed
un confronto reciproco e stimolante. Solo incontrandosi,
parlando, discutendo, presentando
iniziative ed esperienze, si cresce insieme e voi genitori
potete essere non solo collaborativi, ma
anche inventivi e fantasiosi nelle vostre proposte.
Naturalmente occorre essere realisti. Gli incontri devono
essere compatibili con gli impegni di lavoro. L’esperienza però dimostra che è
possibile accordarsi su alcune date per periodici incontri prolungati,
come il pomeriggio di un fine settimana.
Accanto all’approfondimento di temi educativi e di fede, si
possono prevedere momenti di scambio, di esperienze, di gioco per i bambini,
una merenda insieme…
Un saluto e un augurio
• Vi ho tracciato brevemente, in questa lettera, quello
che è il cammino di Iniziazione Cristiana,
cioè la gioia di comunicare il Vangelo ai vostri figli. Per
voi genitori, questo è il tempo della semina, un segmento di vita ricco di
speranza.
Questo percorso di catechesi è un po’ diverso da quello
che avete fatto voi. È certamente più impegnativo.
D’altronde, lo ribadisco, non è possibile educare i
vostri figli nella fede senza di voi.
Si comincerà gradualmente, con la catechesi alle famiglie
che hanno bambini da zero a sei anni. È questo il primo passo che vogliamo
fare. Poi, si proseguirà ponendo molta attenzione alla sperimentazione che si
fa in altre diocesi italiane.
Intanto vi invito ad essere sempre più presenti nella
vita della vostra parrocchia, a lasciarvi coinvolgere nelle sue iniziative e
nelle sue attività.
Ricordatevi: la parrocchia è come una famiglia formata da
tante famiglie. Anzi, la parrocchia è la
vostra famiglia!
Vi saluto consegnando a voi questa esortazione che
l’apostolo Paolo rivolgeva alle famiglie cristianedella città di Efeso circa
l’educazione dei figli: “Fateli crescere… negli insegnamenti
del Signore” (Ef 6,4).
X Pier Giorgio Debernardi
Pinerolo, 25 marzo 2011
Festa
dell’Annunciazione del Signore
ciao
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