“ In ogni epoca il Signore si affida a qualche coraggioso, capace o meno, a qualcuno che non pensa a se stesso, che non bada a se stesso ma va, senza sapere dove, guidato dal Signore".
San Paolo, scrivendo
ai Romani, si domanda, ci domanda:
“Chiunque invocherà il
nome del Signore sarà salvato.
Ora come invocheranno
colui nel quale non hanno potuto credere?
Come crederanno in
colui del quale non hanno sentito parlare?
Come ne sentiranno
senza qualcuno che lo annunci?
E come lo
annunceranno, se non sono stati inviati?
Come sta scritto:
Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!”. (Rom
10,13-15)
Chiunque: tutti gli uomini
devono arrivare ad invocare il nome del Signore. L’amore di Dio è rivolto ad
ogni uomo, tutti hanno il diritto-dovere di credere nel suo amore attraverso
l’annuncio di coloro che sono stati inviati: gli apostoli e i discepoli che per
primi hanno ricevuto il messaggio direttamente da Gesù e tutti coloro che nel
tempo sono stati o saranno chiamati ed inviati ad annunciare il Vangelo.
L’annuncio: cosa o chi
annunciare?
Anche per questa
domanda ci risponde l’apostolo Paolo: “ Anch’io, fratelli, quando venni tra
voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della
parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi
se non Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza con
molto timore e trepidazione” ( 1 Cor 2,1-3.)
L’annuncio del mistero
di Dio per mezzo di Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso: mistero per tutto quanto
non ci è stato rivelato, mistero perché la nostra mente non può comprendere,
mistero che, se conosciuto, escluderebbe la nostra libertà, mistero a noi
rivelato solo in parte attraverso gli interventi di Dio nella storia e per
ultimo da Gesù, figlio di Dio fatto uomo.
Il mistero di Dio in
Gesù Cristo e Cristo crocifisso, ecco l’annuncio. Gesù, ultimo dei profeti,
figlio di Dio, completa tutte le rivelazioni precedenti. Rivelazioni che
possiamo riassumere nella rivelazione del comandamento dell’amore, (Dio è amore
e vuole essere amato), e nella
rivelazione della Croce ( l’amico
disposto a dare la propria vita per l’amico).
Inviati
Ogni cristiano é chiamato a diffondere queste
due realtà, Dio Amore e Gesù Crocifisso, con molto timore e trepidazione, con
rispetto, con religiosità, sapendo di dover consegnare, trasmettere con la
propria vita qualcosa di importante, prezioso, sacro, essere lui stesso
manifestazione vivente dell’amore di Dio e delle sofferenze di Gesù. Ogni
cristiano è un testimone di Gesù.
Dio ha sempre scelto
nella sua pedagogia divina degli uomini che si facessero portatori della sua
volontà salvifica iniziando con Abramo, Isacco, Giacobbe e poi con Mosè e i
profeti.
Gesù chiama gli Apostoli e i suoi discepoli e
successivamente i vescovi e i loro collaboratori, per “piantare e irrigare”.
Collaboratori vuol dire lavorare con, assieme: diversi ministeri ma tutti
partecipi responsabili all’azione di redenzione voluta da Gesù.
Uomini con tutte le
debolezze della natura umana che confidano nell’aiuto divino, consapevoli che
da soli non farebbero molta strada.
Uomini attenti
all’amore di Dio e pronti ad amare, a servire, a rispettare la libertà degli
altri, pronti all’ascolto, felici per le scelte buone degli altri, lieti nel
cedere il passo ad altri e di collaborare umilmente per costruire il Regno dei
cieli.
“ Secondo la grazia di Dio che mi è stata
data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi
costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno
può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù
Cristo”. (1Cor 3,10-12)
“ Chi pianta e chi irriga sono una medesima
cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo
infatti collaboratori di Dio e voi siete il campo di Dio, edificio di Dio” (1 Cor
3,8-9.)
I catechisti, gli
operatori di catechesi vengono ad inserirsi tra i collaboratori di Dio assieme
ai vescovi e sacerdoti, ai genitori; sono coloro che “irrigano” e fanno
crescere l’edificio di Dio, rendono fruttuoso e bello il campo di Dio, secondo
lo stile di Gesù.
Il catechista possiede
“l’amore di Dio e da lui è spinto” (2Cor 5,14) . “ In nome di Cristo siamo
ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta” (2Cor 5,20);
per lui “il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21).
Mai dire: è difficile
Il catechista,
operatore pastorale, è uno che si scopre dentro il progetto di Dio e dà la sua
disponibilità a seguirlo, si sente mandato ad annunciare l’amore di Dio, agisce
nella comunità e per la comunità e in essa verifica e confronta costantemente
la sua azione pastorale.
“ Voi catechisti siete
i narratori delle mirabili opere di Dio che affascinano gli altri con la
passione e l’entusiasmo con cui comunicano la loro viva esperienza del Dio
vivente, dell’incontro con Gesù Cristo e con le verità rivelate da lui alla sua
Chiesa”
(Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino in “ Chi fa catechesi ha bisogno
di catechesi”).
“ In ogni epoca il
Signore si affida a qualche coraggioso, capace o meno, a qualcuno che non pensa
a se stesso, che non bada a se stesso ma va, senza sapere dove, guidato dal Signore.
Il Signore espande il suo amore proprio attraverso quest’uomo o questa donna
che accettano di andare.
La nostra epoca
difficile ha bisogno di persone semplici, caparbie, che forse hanno capito meno
di altre, ma che hanno permesso al Signore di entrare nel loro cuore, si sono
fidate e sono andate”. ( Ernesto Olivero in “Il lungo cammino verso Dio”).
Forse tutte queste
parole sembrano una bella teoria a cui far seguire una pratica sarà considerato
da qualcuno difficile in un mondo impossibile perché scristianizzato, con poca
fede e sempre più lontano.
Chi erano gli apostoli
e i discepoli di Gesù? Poveri uomini comuni, poco istruiti. Ebrei che sì
aspettavano un messia, ma diverso, uno che li avrebbe liberati dal dominio
straniero. Uomini, nonostante i prodigi di Gesù, i segni della sua divinità,
hanno avuto bisogno per credere e buttarsi nell’avventura evangelica parecchio
tempo con la venuta dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste.
Erano stati chiamati
da Gesù come oggi ogni operatore di catechesi. Non siamo noi che scegliamo
Gesù, ma è Lui che sceglie chi vuole, ed è sempre Lui che ha promesso
assistenza, che non ci lascerà mai soli: lo Spirito Santo assiste la Chiesa fino alla fine dei
secoli.
“ Lo Spirito Santo
forma il cristiano secondo i sentimenti di Cristo, guida alla verità tutta
intera, illumina le menti, infonde l’amore nei cuori, fortifica i corpi deboli,
apre alla conoscenza del Padre e del Figlio, e dà a tutti dolcezza nel
consentire e nel credere alla verità” ( Ed. alla vita buona del vangelo, 22.)
Il catechista è uomo
di fede e di speranza: la fede che abbiamo ricevuto gratuitamente ha bisogno
della nostra fiducia, di tutta la nostra fiducia in Gesù unita ad una speranza
che “ crede contro ogni speranza” e alla carità, amore di Dio che non delude
mai: solo così potremo contribuire alla crescita spirituale delle nuove
generazioni.
Camminiamo tutti su
una grande barca: guai a vedere il “fantasma” nella notte e nella tempesta come
gli apostoli: Lui, Gesù ci aiuterà a superare gli ostacoli.
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