Hai ricevuto un invito speciale e hai detto di sì
Hai risposto alla
chiamata del parroco, hai detto di sì, vuoi essere catechista, annunciare il
vangelo.
Hai la gioia dentro il cuore, tremi un po’!
Sai che hai ricevuto una chiamata particolare.
Da oggi hai davanti a te:
-
una comunità, dei ragazzi e le
loro famiglie con cui collaborare e fare i conti;
-
dei collaboratori, dei
colleghi, il parroco;
ti aspetta un futuro da
scoprire, devi superare la sorpresa e sorprendere.
Accettando il compito, rispondendo ad una
chiamata, si compie un gesto importante: si risponde ad un invito del Signore a
svolgere un servizio nella comunità ecclesiale, un servizio con fede e
generosità. Vuol dire comprendere l’importanza di comunicare alle nuove
generazioni, si tratta di bambini e ragazzi, la fede in Dio, essere un
testimone nella comunità.
Non correre! Impara a camminare!
Il nuovo compito colloca l’operatore di
catechesi in un posto di responsabilità. Da questa posizione bisogna dare
continuamente uno sguardo attorno a noi: vuol dire conoscere quella parte di
mondo che ci è stata affidata, un mondo in continua trasformazione, per non
rimanere spaesati di fronte ad un inspiegabile imprevisto, e guai avere
nostalgie del passato. Cambiano i mezzi di comunicazione, cambia il modo di
essere e di volere, cambiano le famiglie, cambiamo noi stessi…
Un dialogo, un confronto continuo s’impone
con questo mondo e soprattutto con i ragazzi, con gli altri catechisti, con i
genitori coinvolgendo tutti nel cammino di fede, non indottrinamento dunque.
Questo vuol dire sottomettersi ad un continuo rinnovamento, continuare la
propria formazione umana e religiosa, diventare specialista della parola e
dell’amore.
Cambiamento
Dal primo incontro col parroco e con gli
altri operatori e successivamente con i ragazzi, capita che ci si senta
diversi, non più come prima. Si avverte la responsabilità, la gioia, il bisogno
di pregare, e anche perplessità, dubbio, un senso di debolezza: ce la farò?
Ci si guarda dentro e ci si interroga,
cerchiamo delle soluzioni che non sappiamo se saranno quelle giuste, affidiamo
al futuro prossimo le certezze presenti e future.
Il catechista, l’operatore di catechesi,
supererà questi dubbi se:
- prima di tutto sarà una persona innamorata
di Gesù e disposta a dare il meglio di se stesso per comunicare la stessa fede
che appassiona la sua vita.
- sa misurarsi con le proprie capacità e
doti, rinnovandosi, se occorre, con tentativi nuovi con lo scopo di coinvolgere
i ragazzi della sua passione e coinvolgerli prendendosi cura di ogni ragazzo.
- sa andare oltre la catechesi coinvolgendo
tutta la persona, partendo dal vissuto per rileggere, animare, far rivivere
l’esistenza umana sia come uomini sia come cristiani.
- sa cambiare se stesso continuamente, avendo
cura di approfondire la propria fede; rinnovare la metodologia del suo lavoro
finalizzata alla comunicazione con i ragazzi: ascoltare, incoraggiare,
consolare, condurli per mano creando rapporti liberi e di non dipendenza.
- non dà nulla per scontato: oggi il mondo si
aspetta meno verità e più vita, occorre condurre la fede al suo cuore,
all’essenziale; definire atteggiamenti concreti con cui esprimere adesione a
certi valori, in sostanza, riavvicinare la vita al vangelo e il vangelo
all’uomo e alla sua storia.
- sa lavorare in gruppo collaborando con i
colleghi, collaborazione che deve manifestarsi, apparire all’esterno non a modo
dei farisei, ma di fratelli che vivono e si adoperano per gli altri nel nome di
Gesù.
- sa pregare, prega assieme ai ragazzi per stare
in contatto con quel Gesù che annuncia.
- sa di appartenere ad una grande comunità, la Chiesa voluta da Gesù,
“luogo e segno della permanenza di Gesù Cristo nella storia” ( educare alla Buona vita del vangelo, 20), e in particolare presta la sua opera in una
comunità particolare che deve cercare di conoscere bene.
“ Voi catechisti siate i narratori delle
mirabili opere di Dio che affascinano gli altri con la passione e l’entusiasmo
con cui comunicano la loro viva esperienza del Dio vivente, dell’incontro con
Gesù Cristo e con le verità rivelate da lui alla sua Chiesa” (Mons. Cesare Nosiglia, al convegno diocesano dei catechisti 28 maggio
2011.
Chiunque chiamato da Dio, chiunque a cui Dio
ha dato la vocazionee di manifestarlo ai fratelli, piccoli o grandi deve vivere
di Dio.
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