HOME PAGE PREGHIERE RACCONTI PENSIERI

mercoledì 1 gennaio 2014

Vi scrivo dal cuore di Nazaret


CIO’ CHE ERA FIN DA PRINCIPIO di don Tonino Bello



 Don Tonino Bello da Nazaret ai Catechisti
                                   
                             
 Vi scrivo da Nazaret. Anzi, dal cuore di Nazaret. Vicino a quel cratere misterioso dove Dio si è fatto uomo e da dove è partito tutto.

Assorto dinanzi alla grotta del «sì» di Maria, scavo con gli occhi  lo spessore del tempo, nella speranza di poggiare lo sguardo su quella patina di roccia dove colui che era fin dal principio ha  poggiato i piedi.

Ma non riesco a forare  le stratificazioni di venti secoli, per met­tere a nudo il livello di calpestio dei suoi passi.

Gli archeologi ci sono riusciti. lo no.

E’ unavventura al 1imite dell'assurdo, che mette in crisi la mia fede.

Perché è difficile che tra quelle pietraie abbia collocato la sua dimora colui che cavalca i cherubini, e si libra, sulle ali del vento,  e fa delle nubi il suo carro, e stende il cielo come una tenda, e costruisce sulle acque la sua dimora...
Basilica dell'Annunciazione, Nazaret


Mi lascio sedurre dalle risonanze dei sa1mi.

Mi accorgo, così, che il problema non è scavalcare a ritroso duemila anni e raggiungere quel punto zero della storia che ha registrato il momento dell'incarnazione del Figlio di Dio.

Tutto sommato, anche se è da ingenui voler scorgere sui sassi le impronte digitali di Gesù o disseppellire i ciottoli sui quali ha im­presso le sue orme  è già una incredibile soddisfazione spirituale poter contemplare i monti di Galilea, e poter dire: lo stesso profilo di monti che entra nelle mie pupille è, entrato anche nelle pupille di Gesù.



Egli ha visto, nelle sue notti insonni, le medesime costellazioni che vedo io stasera. E come me, anch’egli ha percepito l’acre profumo di pervinca che mi ha perseguitato tutto il giorno. E ha contemplato anche’egli come me, lui con cento presagi,m io con mille rimorsi, gli stami della passiflora.

Il problema vero, piuttosto, è coprire la distanza che separa il punto zero da quel “principio” in cui “era il Verbo” come dice Giovanni.


Dov’è questo  “ principio”? Dove sono i colli eterni da cui Egli è partito? In quale abisso siderale di luce sprofonda il suo esistere da sempre? In quali falde misteriose risiedono le sorgenti la cui acqua è venuta a lambire la terra? E’ proprio su questa battigia desolata? A quale arcano disegno d’amore ha inteso obbedire quando, attraversata la compattezza dei secoli dei secoli, lui, l’increato che i cieli  non possono contenere, è venuto ad arenarsi in questa insenatura calcarea che stava davanti a me? Ed è mai pensabile che il disegno universale di salvezza, scritto sui rotoli di Dio fin dall’eternità, abbia trovato quei, in questi tuguri di pecorai, il bandolo da cui si è dipanato?


Péguy parlava di carnalità della grazia! E forse devo adattarmi a leggere in questa frase l’unica risposta capace di placare il tumulto delle mie forsennate domande.

Carnalità della grazia! Salvezza che ci raggiunge solo attraverso interstizi di grembi. Sollecitudini trinitarie che possono farci trasalire mediante sorrisi umani e inflessioni di parole e curvature di carezze. Circuiti celesti d’amore che toccano i nostri corpi terreno solo per via di lampeggiamenti di occhi, di fragranze di sudori, di brividi sulla pelle, di lacrime sul viso. 


Sentieri fioriti dell’eterno che, per incrociare l’uomo, si fanno viottole terrene, e passano dai nostri pozzi, e si sfilacciano nelle nostre valli, e si inerpicano sui nostri colli, e sfiorano le nostre case. Come questa casupola di Maria, nella quale il respiro di Dio, prima di farsi rantolo di morente, si è fatto alito di bambino, profumato di latte materno e di basilico.

Se vuoi essere universale, parlami del tuo villaggio. Forse, chi ha detto così ha proprio pensato alla Nazaret di Gesù, questa incredibile concentrazione di povertà, che ha rivestito del suo dialetto i linguaggi universali di Dio e ha circoscritto nell’umiltà delle sue saggezze paesane la Sapienza del Verbo.



Cari catechisti, finisco qui per non fare naufragio.

Ma se un annuncio di gioia posso darvelo anch’io, come l’ha dato Gabriele, voglio dirvi così: Non temete! Se colui che è da principio noha disdegnato questi sassi, non disprezzerà neppure i macigni del vostro povero cuore. Sappiate offrirglieli, perché, perché stabilisca in mezzo agli uomini il suo domicilio.-

E continuerà, anche per il vostro “sì”, l’avventura della redenzione.




Vista panoramica di Nazaret, in primo piano la Basilica dell’Annunciazione

Nessun commento:

Posta un commento