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martedì 15 gennaio 2013

Ma perché proprio io? Sì, perchè?



Te lo sarai chiesto più di una volta…

                Perché proprio io?



Nella Bibbia, nella parola di Dio troveremo sempre una risposta alle nostre domande, a volte semplici, altre volte complicate soprattutto quando riguardano le nostre scelte in momenti di crisi umane e spirituali.

Noi cristiani, abbiamo una storia lunghissima, storia legata all’intervento di Dio in essa, a favore dell’uomo creato a sua immagine e somiglianza, creatura prediletta benché testarda, peccatrice, spesso idolatra.

Avendo Dio creato l’uomo per la felicità, dopo la ribellione di Adamo ed Eva, non ritirò quel dono che mise nel profondo della sua anima, aspirazione al meglio, alla divinità. Dio intervenne e interviene nella vita umana per indirizzarla verso l’ultimo destino dell’uomo, l’eternità felice in Lui.



Per volere di Dio l’uomo si moltiplicò, ma quel rapporto di dialogo a tu per tu del paradiso terrestre rimase interrotto.

Quando il Pedagogo divino ritenne, per quanto ci è stato tramandato, incominciò a servirsi di uomini per parlare agli altri uomini. Scelse un uomo, Abramo, e la sua famiglia per formare un popolo a cui dedicarsi e dal quale fare giungere la salvezza a tutte le nazioni.



Nella nostra storia passata incontriamo Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Samuele, Davide e tanti profeti chiamati e inviati a parlare ad un popolo voluto e curato direttamente da Dio; tanti scrittori che tramandassero ai posteri la grande entrata di Dio nella storia umana, fino ad arrivare a Gesù che viene a completare l’antica alleanza tra Dio e uomo e rinnovandola con una nuova Alleanza, quella basata sull’amore.



 Questa lunga storia, è chiamata storia della salvezza: è Dio che opera in questa storia, che l’ha scritta a memoria futura delle meraviglie da lui operate in favore dei suoi beniamini, gli uomini.

Gli interventi di Dio, dopo Gesù, continuano ad essere scritti in ogni cuore di buona volontà e nella storia della Chiesa, comunità dei credenti.



Dio si serve di uomini, che sceglie tra tanti, per delle missioni particolari, uomini che a volte contestano la chiamata, ma che poi accettano ed eseguono il mandato anche in mezzo a tante difficoltà e persecuzioni e spesso la morte cruenta. Uomini scelti da Dio, con una storia personale posti ad esempio e imitazione di tutti quelli che riceveranno il messaggio divino e che vogliono imitare Gesù.



Gesù è l’inviato speciale con una missione che nessun altro uomo avrebbe potuto compiere. Gesù è la nuova ed ultima rivelazione di Dio all’uomo; la sua persona è segno, diventa via, verità e vita.

Gesù è inviato dal Padre per dare una svolta definitiva, sicura, al cammino dell’uomo verso l’eternità beata. Seguendo la volontà del Padre, al quale, per nostro esempio sempre si rivolge nella preghiera, Gesù sceglie degli uomini ai quali trasmettere il disegno di salvezza per continuare a loro volta la missione dopo di lui.



“ Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre mio nel mio nome, ve lo conceda: Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” ( Giov 15,26-17.)



Non si sceglie di diventare catechisti, ma si risponde ad un invito di Dio: “ Il catechista è un consacrato e inviato da Cristo per mezzo della Chiesa”. (RdC 185)



Il Catechista è associato al suo Vescovo e al suo ministero, è inviato da lui perché siano “ suoi collaboratori insieme ai sacerdoti, per edificare la Chiesa e nutrire la fede dei credenti. Senza questa comunione con il vescovo nessuna catechesi, fosse anche la più affascinante e bella per noi, raggiungerà mai la sua efficacia” (Mons. Cesare Nosiglia, idem).



Se il parroco un giorno ti ha chiamato e ti ha fatto una proposta per diventare catechista non è stato un caso: Dio ha guidato il tuo parroco, Dio ha chiesto a te se volevi dargli una mano, di guardare al mondo in modo diverso con gli occhi suoi, con lo stesso suo amore.

                                                                                 

 “ Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate il Signore delle messe, perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,36-38.)

Le parole di Gesù nascono dalla compassione nella consapevolezza che quelle folle, forse, non lo vedranno più a causa dei suoi continui spostamenti.

Gesù intravede la necessità di molti altri che si interessino a loro. Invita alla preghiera per nuovi operai. Tutti siamo chiamati alla collaborazione della creazione del Regno dei cieli con i ministri da Dio inviati con chiamata speciale. Se insistentemente preghiamo più facilmente otterremo.



 “ Poi udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”, E io risposi: “ Eccomi, manda me!”.Egli disse: “Va’ e riferisci a questo popolo”.

E’ l’inizio della chiamata alla missione del profeta Isaia.

Dio accetta la disponibilità, la collaborazione, premia la buona volontà ( Is 6,8-9).



Se sfogliamo le pagine dei vangeli per osservare più da vicino la personalità degli apostoli e dei primi discepoli che Gesù volle con sé, notiamo che erano persone normali, spesso dei poveri uomini, gente semplice, dura a capire, timorosa, qualche volta ambiziosa, in altre occasioni presi da facile entusiasmo, e quando Gesù stava per morire lo lasciarono solo.

Con questi uomini Gesù fonda la Chiesa, uomini come loro Gesù continua a chiamare. Aveva detto loro:

                        “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,

                        battezzandoli nel nome del Padre, dl Figlio e dello Spirito Santo,

                        insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.

                        Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del modo”. ( Mt 28,19-20)



Nella grande famiglia della Chiesa vi sono molte mansioni: ognuno è chiamato per qualcosa secondo i propri carismi e possibilità, ogni credente è chiamato a dare un contributo per la crescita della comunità cristiana.



Pensiamo di potere essere esclusi da Gesù o essere chiamati da lui? O pensiamo perché proprio io?

Sì, perché proprio io sono chiamato ad annunciare la sua parola?



E’ lui che sceglie in occasioni che spesso non dicono nulla, non significano niente: solo nel silenzio della preghiera, nella perseveranza dei compiti si troverà la risposta al nostro assenso.



Perché proprio io?



Sì, proprio tu! perché è proprio Lui che ti ha chiamato, che ha creduto in te, vuole che parli al mondo di Lui. Ti assisterà e ti sarà sempre vicino.


Sei un privilegiato! Non sei tu che hai scelto LUI: ricordalo sempre!


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